L’annuale rapporto Consob sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane fotografa, a fine 2015, un aumento degi investimenti in prodotti bancari e postali a scapito di azioni e titoli di stato.Il risparmiatore “tipo” che esce dalla ricerca Consob è orientato ad investire prevalentemente in depositi bancari e postali. Il perchè di questa scelta risiede per la maggior parte dei casi nella sensazione di “garanzia” del capitale. Le incertezze del mercato ed una accresciuta sfiducia negli intermediari ha invece fatto salire la quota di chi non ha alcuna intenzione di investire. Se nel 2007 la percentuale di italiani che possedeva almeno un prodotto finanziario era del 55%, nel 2015 questa quota si assesta al 50%.
Tra gli strumenti più posseduti spiccano le obbligazioni bancarie (si, proprio loro) con un 11,5% di famiglie che le posseggono. Calano titoli di stato ed azioni.
A preoccupare maggiormente è la modalità con la quale vengono effettuati gli investimenti. Il 24% investe in maniera autonoma, il 38% si fida di suggerimenti di familiari e colleghi. Solo il 28% richiede l’assistenza di un professionista. Il dato di per se non sarebbe drammatico se non fosse che solo il 20% delle famiglie italiane ha una conoscenza minima degli strumenti finanziari.
Il ritratto che esce dal rapporto è quello di un investitore spaventato che, guidato da una avversione al rischio elevata, si rifugia in prodotti che gli sembrano “tranquilli” ed in grado di proteggere il suo capitale. I rischi associati a questa modalità di investimento sono diversi, da un lato una notevole diminuzione della diversificazione (il cui significato è compreso solo dal 6% degli investitori) ed una incerta protezione del capitale (stante la difficoltà a capire la differenza tra rendimento reale e finanziario e la bassa conoscenza di concetti come il rendimento negativo).