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L’oro supera l’Euro nelle riserve delle banche centrali

Dal rapporto BCE 2025 emerge come l’euro mantenga un ruolo di rilievo nel sistema monetario internazionale, ma la sua crescita è frenata da fattori strutturali e geopolitici, così l’oro lo supera in termini di percentuale nelle riserve delle banche centrali

Settimana scorsa la Banca Centrale Europea ha pubblicato la ventiquattresima edizione del rapporto annuale sul ruolo internazionale dell’euro. Il quadro che emerge è quello di una valuta che mantiene una posizione stabile, ma che allo stesso tempo si trova a fronteggiare dinamiche globali complesse e, in alcuni casi, segnali di discontinuità che meriterebbero maggiore attenzione da parte delle istituzioni europee.

Il dato forse più significativo è che, nel 2024, la quota dell’oro nelle riserve ufficiali globali ha superato quella dell’euro. La componente in oro è salita al 20% del totale, contro il 16% dell’euro, trainata da un’accumulazione record da parte delle banche centrali – oltre 1.000 tonnellate in un solo anno – e da un forte rialzo delle quotazioni, che hanno toccato nuovi massimi nominali.

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Parallelamente, la quota del dollaro si è ridotta, ma resta largamente dominante con il 57,8% delle riserve valutarie a fine 2024. Il renminbi cinese ha visto un arretramento al 2,2%, complice l’indebolimento dell’economia domestica e i timori legati alla trasparenza e alla governance del sistema finanziario cinese. L’unico gruppo in crescita significativa è quello delle cosiddette valute “non tradizionali” – come il dollaro canadese e australiano – che insieme rappresentano ormai il 9,6% del totale, un incremento di oltre due punti percentuali rispetto ai livelli precedenti all’invasione russa dell’Ucraina.

Per quanto riguarda l’euro, la sua posizione complessiva nei mercati globali è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2023. La quota dell’euro come valuta di riserva si attesta intorno al 20% (19,8% per l’esattezza), le obbligazioni internazionali denominate in euro hanno registrato un leggero aumento (22,5% del totale, +0,3 punti percentuali), e le emissioni complessive di prestiti e obbligazioni in euro da parte di soggetti non-eurozona sono cresciute di oltre il 40%, superando i 900 miliardi di dollari: il livello più alto dalla crisi finanziaria globale. Particolarmente significativa è stata la crescita dei cosiddetti “Reverse Yankee bonds”, emissioni obbligazionarie in euro da parte di aziende statunitensi, il cui volume ha raggiunto i 95 miliardi di dollari nel 2024, contro i 60 dell’anno precedente, trainati principalmente dal differenziale favorevole dei tassi di interesse tra l’eurozona e gli Stati Uniti.

Nel commercio internazionale, l’euro ha mantenuto la propria rilevanza: circa il 59% delle esportazioni dell’eurozona verso Paesi terzi è stato fatturato in euro, mentre la quota sulle importazioni è stata del 52%. Tuttavia, l’uso dell’euro nei pagamenti internazionali non ha mostrato progressi significativi e, secondo i dati Swift, la quota dell’euro nei messaggi di pagamento internazionali è diminuita in termini relativi, anche a causa dell’introduzione del nuovo standard ISO 20022, che ha modificato il conteggio dei flussi.

Un ulteriore elemento che emerge dal rapporto riguarda la crescente politicizzazione del sistema finanziario internazionale. Da un lato, si registra una crescente frammentazione del sistema dei pagamenti, con Paesi come quelli del blocco BRICS che promuovono circuiti alternativi – come la piattaforma “BRICS Clear” – allo scopo di ridurre la dipendenza dalle infrastrutture occidentali. Dall’altro, si evidenzia come le sanzioni e le tensioni geopolitiche abbiano incentivato molte banche centrali, soprattutto nei Paesi emergenti, a diversificare le proprie riserve, privilegiando l’oro e valute alternative. Secondo i sondaggi citati dalla BCE, l’80% dei gestori di riserve considera la geopolitica un fattore determinante nelle decisioni di portafoglio per i prossimi 5-10 anni.

Il presidente della BCE, Christine Lagarde, nel suo messaggio introduttivo, richiama con forza l’urgenza di rafforzare le fondamenta istituzionali e finanziarie dell’Unione europea per consentire all’euro di giocare un ruolo più incisivo a livello globale. Le priorità indicate sono note: completare l’unione dei mercati dei capitali, favorire l’integrazione finanziaria, portare avanti il progetto dell’euro digitale e rafforzare le infrastrutture di pagamento paneuropee. Un passo significativo in questa direzione è rappresentato dalla prevista emissione di titoli comuni europei per finanziare la difesa, che potrebbe contribuire a rendere il mercato dei titoli pubblici dell’eurozona più profondo e liquido.

Foto di Willfried Wende

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