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Chatbot e mercato del lavoro: per ora effetti quasi nulli

Un nuovo studio analizza l’impatto dell’adozione di chatbot sul mercato del lavoro. I risultati mostrano effetti minimi, ribadendo l’importanza della riorganzzazione e della formazione per rendere davvero produttiva l’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle aziende.

Negli ultimi due anni, la diffusione dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale generativa (come ChatGPT) ha raggiunto livelli senza precedenti. In molti hanno parlato di una rivoluzione del lavoro, con previsioni di trasformazioni radicali in tempi brevissimi. Ma uno studio recente, firmato dagli economisti Anders Humlum e Emilie Vestergaard, mette un freno a queste aspettative: l’impatto dei chatbot sul mercato del lavoro è stato finora minimo.

Utilizzando i dati sulla situazione in Danimarca (oltre 25.000 lavoratori, 7.000 imprese e 11 professioni), i ricercatori hanno analizzato l’adozione di chatbot AI tra il 2023 e il 2024, incrociando i risultati con dati amministrativi su salari, ore lavorate e mobilità occupazionale. Le evidenze emerse sono sorprendenti: non si rilevano effetti significativi su stipendi o orari di lavoro, neanche nelle professioni più esposte o tra gli utenti più attivi. Le stime sono talmente precise che escludono effetti medi superiori all’1%.

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Eppure, la tecnologia si è diffusa rapidamente. Il 47% dei lavoratori intervistati aveva già usato un chatbot AI nel 2023, percentuale salita all’83% in presenza di iniziative aziendali come corsi di formazione o chatbot interni. Dove le aziende hanno investito, l’adozione è aumentata, il divario di genere si è ridotto e alcuni lavoratori hanno acquisito nuovi compiti. Ma tutto questo fermento non ha ancora generato un impatto economico tangibile.

Il motivo? Due, principalmente. Primo, il risparmio di tempo medio per chi usa i chatbot è solo del 2,8% sulle ore lavorative. Secondo, solo una frazione di questi guadagni si traduce in un aumento salariale: tra il 3% e il 7%, e solo nelle aziende che spingono attivamente all’uso dell’AI.

Lo studio lancia quindi un messaggio chiaro: l’adozione di massa non equivale a impatto economico immediato. Come nella rivoluzione IT degli anni ‘80, serve tempo, riorganizzazione aziendale e un cambiamento nei modelli di lavoro. I chatbot sono strumenti potenti, ma il loro potenziale si realizza solo quando sono inseriti in un contesto organizzativo che li valorizza. E si ritorna al solito punto: formazione, formazione, formazione.

Per concludere, il messaggio che ci arriva da questo studio è per certi versi tranquillizzante. Certo, l’intelligenza artificiale può cambiare il lavoro, ma non lo farà da sola. E non lo farà domani.

Illustrazione di Alexandra_Koch

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