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Repo in Dollari, un rischio in più per le banche europee?

Il crescente utilizzo delle operazioni repo in dollari rappresenta una spada a doppio taglio per le banche europee. Da un lato, fornisce accesso alla liquidità globale; dall’altro, espone il sistema finanziario a nuove vulnerabilità.

La BCE, nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, accende i riflettori su un rischio poco discusso ma sempre più rilevante: l’uso crescente delle operazioni di pronti contro termine (repo) denominate in dollari da parte delle banche europee. Questo fenomeno, pur rappresentando una fonte importante di liquidità, potrebbe nascondere insidie significative per la stabilità finanziaria.

Andiamo con ordine. Le operazioni di pronti contro termine (o repo) sono uno strumento chiave per la gestione della liquidità in qualsiasi sistema finanziario. In pratica, una banca vende temporaneamente un’attività, come un’obbligazione, impegnandosi a ricomprarla in una data futura a un prezzo concordato. Quando queste operazioni sono denominate in dollari, coinvolgono spesso titoli di Stato statunitensi come garanzia.

Stando ai numeri raccolti dalla BCE le operazioni finanziate dal sistema bancario europeo con l’utilizzo di repo in dollari sono raddoppiate dal 2022 ad oggi, arrivando al 17% dell’ammontare complessivo di finanziamenti, pari a 1,6 trilioni di euro (nel complesso i finanziamenti in valuta estera sono il 23% del totale). Un aumento che è anche figlio della necessità. Con un dollaro sempre più centrale nei rapporti economico/finanziari mondiali, i repo in dollari sono diventati un canale essenziale per accedere ai fondi a breve termine necessari per finanziare attività globali.

Ma un’esposizione crescente a valute estere comporta anche una maggiore vulnerabilità del sistema bancario europeo. Da un lato, in momenti di stress finanziario, la liquidità in dollari potrebbe ridursi rapidamente, lasciando le banche esposte a potenziali squilibri. Dall’altro se il valore dei titoli offerti come garanzia dovesse diminuire improvvisamente (ad esempio, a causa di turbolenze nei mercati obbligazionari), le banche sarebbero costrette a fornire garanzie aggiuntive per mantenere il finanziamento. Questo effetto a catena potrebbe aggravare le difficoltà finanziarie, specialmente in periodi di volatilità elevata.

La BCE sottolinea che l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti ha già creato pressioni significative sul mercato obbligazionario. Questo, a sua volta, aumenta il rischio di deprezzamento dei titoli usati nei repo, rendendo le banche più vulnerabili ai richiami di margine e a una potenziale crisi di liquidità.

Inoltre, la forte dipendenza dal dollaro significa che eventuali shock nell’economia statunitense potrebbero propagarsi rapidamente in Europa, attraverso i canali di finanziamento internazionale.

Per mitigare i rischi derivanti da queste esposizioni la BCE suggerisce diverse contromisure: un aumento dei controlli e della trasparenza su tali operazioni di finanziamento; una maggior diversificazione delle fonti di finanziamento; un intervento delle banche centrali, in periodi di stress, per mantenere adeguati livelli di liquidità nel sistema.

Foto di Brett Hondow

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