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Intelligenza artificiale tra ricavi (che arriveranno) e nuove sfide

Il dibattito sull’intelligenza artificiale negli ultimi mesi si è focalizzato sulla difficoltà di trasformare la nuova tecnologia in ricavi. L’ultimo Technology Report di Bain & Company dà qualche risposta e mette in guardia sulle nuove sfide: capacità dei datacenter e disponibilità di chip.

Negli ultimi mesi il dibattito sull’intelligenza artificiale e sulle sue ricadute economiche si è fatto decisamente più interessante. Facendosi spazio a spintoni tra schiere di iper entusiasti da un lato e di contrarian di ferro dall’altro, le concrete domande sul rapporto tra economia ed AI cominciano ad emergere. Come trasformare questa enorme miniera di risorse tecnologiche in uno strumento in grado di migliorare produttività e profitti?

Nei mesi scorsi, mercati finanziari testimoni, si sono moltiplicate le voci critiche sulla reale capacità dell’intelligenza artificiale di mettere il turbo agli utili aziendali. L’intervento forse più chiacchierato è stato quello di Jim Covello (Goldman Sachs) che a fine giugno, in un paper dal titolo Gen AI: too much spend, too little benefit?, si domandava se e quando spese programmate per investimenti di quasi un trilione di dollari potranno portare a benefici in termini di ricavi; anche alla luce del fatto che gli attuali modelli di intelligenza artificiale sembrano ancora distanti dal poter risolvere problemi complessi. Sempre nel giugno scorso la società di venture capital Sequoia Capital titolava un post del proprio blog con un eloquente AI’s $600B Question, riferendosi ai 600 miliardi di dollari di ricavi – triplicati nel giro di un anno – necessari per rientrare dai massicci investimenti del settore.

L’impressione è che non si riesca ancora a comprendere del tutto la portata di questa nuova rivoluzione industriale e che si tenda ad interpretare ogni cosa con logiche di breve periodo. In questo senso sembra venire in aiuto l’ultimo lavoro della società di consulenza Bain & Company. Nel presentare l’ultima edizione dell’annuale Tecnology Report, David Crawford scrive una riflessione a mio avviso molto sensata: “Il nostro lavoro con i clienti suggerisce che l’intelligenza artificiale, più di altre innovazioni tecnologiche, genera poco valore dalla sola implementazione. Creare valore con l’intelligenza artificiale richiede cambiamenti nei processi lavorativi di centinaia o migliaia di dipendenti. Le aziende devono condurre diagnosi aziendali, riprogettare processi, fissare obiettivi e gestire il cambiamento mentre implementano questa tecnologia.”

Chi si aspetta ricavi in crescita dalle aziende che stanno massicciamente adottando l’intelligenza artificiale dovrà pazientare perchè l’AI da sola non è in grado di generare profitti, ma i numeri sono dalla loro parte. Secondo il report di Bain & Company i ricavi potrebbero toccare i 990 miliardi di dollari entro il 2027, con un mercato che ha potenzialita di crescita tra il 40% ed il 55% annuo.

Non mancano di certo anche nuove sfide. La prima è legata alle dimensioni dei datacenter, la seconda alla domanda di microchip. Sul primo punto Bain stima un aumento di costi dai 4 miliardi di dollari attuali a 25 miliardi di dollari entro cinque anni, con un incremento dell’energia utilizzata non indifferente. Sul fronte dei microchip il report prevede un incremento della domanda del 30% entro il 2026, un trend che mette sotto pressione i produttori di semiconduttori in un quadro geopolitico piuttosto tormentato.

Foto di Colin Behrens

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