Mentre dal forum BCE di Sintra (Portogallo) arrivano le dichiarazioni prudenti ma striate di ottimismo dei banchieri centrali, sull’economia globale continuano ad insistere le spinte inflazionistiche generate dalle difficoltà della supply chain.
Tra i tanti elementi che ancora stanno destabilizzando il cammino dell’economia globale in questo 2024, quello legato alla supply chain sembra essere stato relegato ad evento di secondaria importanza. Eppure le difficoltà nel movimento delle merci lungo una delle principali vie di passaggio, quella del Mar Rosso, contnuano ad incidere in maniera importante su prezzi e tempi di consegna. Solo per fare un esempio, il porto di Singapore (il secondo porto commerciale al mondo) ha visto nel mese di giugno un aumento dei ritardi nelle spedizioni verso l’occidente del 27% su base annua; terzo mese consecutivo con il segno più per questa statistica (dati Fourkites riportati da agenzia Bloomberg). Stando agli ultimi numeri pubblicati dal portale Freightos, il costo del trasporto è salito di oltre il 40% rispetto ad inizio anno, raggiungendo i 7mila dollari FEU per le tratte Asia-USA occidentale e Asia-Europa. Un aumento dei volumi di scambi anticipato, la permanenza del quasi blocco nel Mar Rosso e tensioni sindacali nel settore dei portuali negli USA, continua l’analisi di Freightos, potrebbero far salire le tariffe fino a 10mila dollari FEU nel mese di luglio.
Nell’approssimarsi del periodo più intenso per quel che riguarda il traffico di container da oriente verso occidente, c’è chi ha provato a delineare i possibili scenari per la seconda metà dell’anno. Judah Levine (capo ricercatore in Freightos) ne ha identificati tre. In quello più ottimistico la fine delle tensioni sul Mar Rosso ed un’offerta che torna a superare la domanda, anche grazie all’introduzione di nuove navi cargo, potrebbero portare i prezzi medi del trasporto merci attorno ai livelli pre-pandemia (mille dollari FEU). All’opposto, nello scenario peggiore, una domanda che si mantiene sostenuta ed un blocco nel Mar Rosso perdurante porterebbero a porti congestionati per mesi e tariffe che potrebbero rivedere i massimi toccati durante la pandemia.
Per Levine lo scenario più realistico è però un altro ed è per certi versi confortante. La congestione nel settore che stiamo osservando dovrebbe durare ancora un paio di mesi. La domanda, aumentata per il timore che nell’ultima parte del 2024 possano arrivare nuovi dazi o si possano complicare ulteriormente le vicende in Medio Oriente, andrebbe raffreddandosi dopo l’estate con conseguente raffreddamento delle tariffe sul trasporto merci negli ultimi due trimestri dell’anno.
Vista dal lato dei consumatori finali, quando descritto da Levine sembrerebbe in linea con un possibile ulteriore raffreddamento delle spinte inflazionistiche verso la fine del 2024 e confermerebbe la persistenza – almeno per tutta l’estate – di pressioni sui costi della supply chain.
Foto di Helmut Jungclaus