Quando si parla di cambiamento climatico e di cosa mettere in pratica per cercare di limitare il surriscaldamento dell’atmosfera si entra, inevitabilmente, a contatto con la complessità del sistema Terra e con i suoi sottilissimi equilibri. Un esempio di tutto ciò è il dibattito che si è sviluppato attorno alle nuove regole sui carburanti per le navi.
Conosciuta con la sigla IMO 2020, la nuova regolamentazione sui carburanti per le navi voluta dalla International Maritime Organization (un’organizzazione che conta 176 paesi membri) è applicata da ormai quasi quattro anni. Introdotta per ridurre le emissioni inquinanti generate dal traffico navale la norma prevede sostanzialmente l’utilizzo di combustibili con una percentuale più bassa di zolfo ( dal 3.5% allo 0.5%) o di speciali impianti di abbattimento delle emissioni di ossido di zolfo. L’obiettivo è la riduzione di oltre il 70% di emissioni di ossido di zolfo, elemento responsabile delle piogge acide, dell’acidificazione delle acque oceaniche e correlato all’insorgenza di tumori ai polmoni.
Fino a qui nulla da dire, si tratta di una normativa assolutamente condivisibile, in grado di salvaguardare vite umane (le stime parlano di mezzo milione di casi di tumore al polmone in meno entro il 2025) e di preservare ecosistemi a rischio come quello delle foreste e degli oceani. Tutto bene quindi? Ecco, non proprio, perchè la complessità del sistema Terra e la delicatezza dei suoi equilibri costruiti i milioni di anni sono elementi con i quali occorre fare i conti.
L’ossido di zolfo, infatti, ha tra le sue caratteristiche quella di generare uno schermo contro i raggi solari. Questo significa che, paradossalmente, la sua riduzione in atmosfera può comportare un aumento della temperatura degli oceani e quindi contribuire al surriscaldamento globale. L’abbiamo scritta in maniera semplice, ma si tratta di una considerazione messa nero su bianco da ricercatori del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, di Berkeley Earth e della London School of Economics. Per l’ente no profit Berkeley Earth la normativa IMO 2020 ha il potenziale di aumentare di 0.2°C nella regione Nord Atlantica.
Quello appena descritto è forse uno degli esempi più eclatanti di come sia terribilmente complesso affrontare un fenomeno, quello del cambiamento climatico, in continua accelerazione. Il rischio è di chiudere la porta e far rientrare il problema dalla finestra. Le soluzioni non sono a costo zero, e proprio per questo sarebbero necessari interventi coordinati, investimenti massicci e rapidità di esecuzione.
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