Puntuale è arrivato anche quest’anno l’appuntamento con il Global Business Complexity Index curato da TMF Group. E tra i paesi dove è più difficile fare business ce ne sono tre europei (tra cui l’Italia).
Quanto è complesso aprire una nuova attività in giro per il mondo? Ogni anno il Global Business Complexity Index curato dalla società TMF Group prova a dare una risposta ad un quesito che in tempi di frammentazione diventa ancora più cruciale. Ed è proprio da questo punto che occorre partire nell’analizzare i risultati del lavoro di TMF.
Come abbiamo già avuto modo di dire, la globalizzazione sta cambiando faccia. Si vanno creando due grandi aree di influenza puntellate qua e là da paesi “connettori” che permettono loro di mantenere vivo un canale di comunicazione e di passaggio di merci e servizi. Uno schema che sta obbligando le imprese a rivedere e diversificare le proprie catene di approvvigionamento, spesso attivandosi in paesi in cui non si era presenti in precedenza. Proprio per questo motivo, vale a dire la necessità di fare business in nuove realtà, avere un’idea della complessità nel gestire una nuova attività economica in un determinato paese è fondamentale. Il Global Business Complexity Index è sicuramente uno strumento in grado di dare qualche informazione utile.
Lo studio di TMF prende in considerazione 79 paesi e li ordina in base alla valutazione di 292 indicatori che monitorano burocrazia, tassazione, mercato del lavoro ed altri aspetti del “fare business”. Il risultato è una classifica in cui essere ai primi posti non è certamente un vanto, perchè significa essere poco appetibili per un nuovo investimento.
L’edizione 2024 ci dice che nella top ten dei paesi in cui è più difficile fare business ci sono tre realtà europee, due sono sul podio. Grecia e Francia, infatti, guidano la classifica del Global Business Complexity Index con la Colombia in terza posizione. L’Italia è nella top ten, purtroppo, collocandosi in ottava posizione. Di contro Olanda, Danimarca e Gran Bretagna sono tra i paesi nei quali aprire e gestire un’attività è relativamente una cosa semplice.
Un elemento interessante che emerge dal rapporto è la collocazione dei paesi “connettori” di cui parlavamo poco fa. Stando alla classificazione fatta dall’agenzia Bloomberg, dei 9 paesi cuscinetto tra le due grandi aree di influenza commerciale, quattro rientrano nella top 20 dei paesi più ostici per fare business e nessuno occupa le ultime 10 caselle della classifica. Al quarto posto, ad esempio, troviamo il Messico, vale a dire uno dei paesi sui quali gli USA stanno puntando per ridurre l’esposizione verso l’est. L’indonesia, altro paese considerato una valida alternativa alla Cina, veleggia in 16° posizione. In questi due paesi, tanto per fare qualche esempio, aprire una nuova attività richiede dai due ai sei mesi.
Quest’ultimo punto ci suggerisce che la rimodulazione del commercio internazionale non sarà a costo zero e potrebbe costringere le imprese a sacrificare un po’ di produttività, complicando le attività amministrative e finendo per pesare anche sui prezzi finali.
Illustrazione di Gerd Altmann