Mercato del lavoro e robot industriali

Uno studio sull’esperienza olandese sembra indicare che l’introduzione dei robot industriali nei processi produttivi ha un effetto disomogeneo sul mercato del lavoro.

Qualche giorno fa ci siamo occupati delle possibili conseguenze derivanti dall’utilizzo massiccio dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, ed in questo campo i primi dati raccolti negli USA sono sicuramente fonte di riflessione. Ma nell’industria mondiale la sfida della tecnologia al mercato del lavoro è già stata lanciata da molto, con l’introduzione nelle catene di produzione di quelli che nella definizione dell’ILO sono i robot industriali, meccanismi – la testuale descrizione – programmabili su due o più assi, con un certo grado di autonomia, che si muovono nel loro ambiente lavorativo per eseguire i compiti previsti.

Gli studi sino a qui condotti sul rapporto tra introduzione dei robot industriali e occupazione sembrano indicare una sorta di correlazione inversa: l’aumento dell’adozione di automazioni porta ad una riduzione dell’occupazione e dei salari per le posizioni più coinvolte. Nello stesso tempo sembra esserci un miglioramento delle condizioni lavorative per i lavoratori che svolgono attività complementari a quelle svolte dai robot.

Recentemente tre ricercatori – Daron Acemoglu, Hans Koster e Ceren Ozgen – hanno pubblicato uno studio sull’esperienza olandese*, con risultati che confermano l’effetto disomogeneo dell’adozione dei robot nell’industria ed aggiungono un particolare in più: l’effetto sui lavoratori delle imprese che non adottano robot nella loro catena di produzione.

Analizzando i dati dal 2009 al 2020, i tre ricercatori hanno misurato gli effetti sul salario dei lavoratori direttamente coinvolti nell’adozione di robot e di quelli non direttamente coinvolti. Attraverso tra parametri di valutazione, la ricerca mostra che per i lavoratori direttamente coinvolti la paga oraria ha subito una riduzione del 6%, mentre per i colleghi non direttamente coinvolti si è registrato un aumento del salario del 3.5%. Lo stesso schema sembra valere non solo nelle imprese che adottano i robot ma anche in quelle, della stessa industria, che non lo fanno. Verosimilmente per compensare la perdita in produttività delle seconde rispetto alle prime.

La tematica è complessa, così come lo sono le conseguenze dell’adozione dei robot all’interno del processo produttivo. Quello che traspare da questi primi dati è, ancora una volta, un potenziale aumento della disuguaglianza economica tra lavoratori, tema sul quale la politica è chiamata a dare risposte.

*(2023), “Robots and workers: Evidence from the Netherlands”, NBER Working Paper 31009

Foto di Christian Reil

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