Beni intangibili e supply chain più corte: il nuovo volto della globalizzazione

Il commercio internazionale sta cambiando e forse la pandemia e le vicende geopolitiche hanno solo accelerato – per quanto sia possibile accelerare – certe tendenze. A darci uno spaccato di come quel fenomeno che tutti noi conosciamo come globalizzazione si stia riconfigurando, e non ridimensionado, è uno studio di McKinsey.

Spulciando alcuni dati del corposo studio preparato in occasione del Bloomberg New Economiy forum di Singapore, emergono sopra ogni cosa tre grandi tendenze in grado di cambiare il volto della globalizzazione nei prossimi decenni.

Il primo potente elemento riguarda la composizione dei flussi. Quello che ci dicono i dati è che non sono più i beni materiali a far crescere gli scambi internazionali ma sono i cosiddetti beni intangibili, i servizi ed i talenti. Nel periodo 2010-2019 la crescita di questi ultimi è stata due volte maggiore rispetto alla crescita negli scambi di beni materiali. Lo scambio di dati, altra parola chiave nel futuro della globalizzazione, viaggia con ritmi di crescita annua attorno al 50%.

Il secondo elemento che emerge dalla lettura del report di McKinsey è la sostanziale impossibilità di smantellare la fitta rete di scambi tra le principali aree economiche del pianeta. Ogni singola regione presa in considerazione dallo studio importa almeno il 25% di una materia prima o di un bene intermedio necessario alla propria industria. La zona del Pacifico importa oltre il 25% delle risorse energetiche necessarie a far girare la propria manifattura, l’Europa tocca il 50%, mentre il Nord America si trova ad essere un importatore netto (ossia importazioni superiori alle esportazioni) sia di materie prime minerarie sia di beni intermedi per la manifattura.

Il terzo elemento riguarda la modalità con la quale le grandi industrie stanno comunque affrontando il problema della troppa dipendenza da alcuni fornitori. Un dato eclatante è quello della Cina, il 60% delle esportazioni è relativo a beni la cui produzione è concentrata sul suolo cinese, ed in particolare nei settori del tessile e dell’elettronica.

Il futuro, sostiene il report, sarà con tutta probabilità caratterizzato da un accorciamento della catena del valore, soprattutto in alcuni settori, come ad esempio quello dei microchip.

Foto di alex dutemps

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