USA, è solo recessione tecnica?

Gli USA hanno registrato due trimestri di PIL in calo, entrando in una fase di recessione tecnica, ma cosa occorre guardare per capire davvero dove sta andando l’economia yankee?

Gli USA sono in recessione tecnica, una situazione che si verifica in presenza di due trimestri consecutivi con il PIL in calo. Ma è vera recessione o solo il frutto di numeri incastratisi in malo modo. Sembra una discussione poco interessante, ma al di là dell’oceano ci rimuginano da settimane. L’autorità preposta a dichiarare se l’economia statunitense sia o meno entrata in una fase di recessione è il Business Cycle Dating Committee della National Bureau of Economic Research, ma come tutte le burocratizzazioni che si rispettino non sempre i tempi del NBER coincidono con il susseguirsi delle fasi economiche. Senza contare che per dichiarare la fase discendente del ciclo il NBER considera due variabili che al momento non segnalano burrasca: disoccupazione e consumi.

Il tasso di disoccupazione negli USA è tornato sui minimi del pre-pandemia, un 3,6% che – tra le altre cose – è anche ben al di sotto del tasso che definisce la piena occupazione negli USA secondo la FED (il 4.5%). I sussidi di disoccupazione rimangono su livelli bassi e stabili, i sondaggi PMI non denotano al momento segni di cedimento importanti sul fronte occupazionale ed i posti vacanti sono sempre un numero molto elevato. A questo proposito un’ulteriore informazione ce la consegna Olivier Blanchard che dal blog del PIIE ci ricorda come la disoccupazione statunitense ha un rapporto piuttosto stretto con il numero di posti vacanti (altra variabile da tenere in considerazione e uno tra i principali obiettivi della politica restrittiva impostata dalla FED). Dal 1950 ad oggi ad una riduzione dei posti vacanti si è sempre accompagnato un incremento della disoccupazione, in media due punti in più entro i due anni dal picco raggiunto dal vacancy rate.

Sull’altro fronte i consumi non sembrano dare più quel conforto granitico di qualche mese fa. I dati del PIL 2° trimestre sono piuttosto espliciti: la spesa per consumo di beni è scesa ad un tasso annualizzato del 4.4%, con le famiglie americane che hanno continuato a virare verso i servizi (effetto post-pandemia) ed inziato a ridurre le spese di fronte all’alta inflazione ed al futuro un po’ più incerto. Nel complesso, però, i consumi privati hanno fatto registrare un tondo +1%, quello che basta per far dormire qualche altra notte tranquilla agli economisti del NBER. I sondaggi sulla fiducia dei consumatori, però, ci dicono che l’aumento dei tassi di interesse ed i prezzi sostenuti stanno azzoppando la propensione all’acquisto.

Insomma solo recessione tecnica o recessione vera? La FED spera nella prima ipotesi ma le sue mosse sembrano indiscutibilmente portare acqua verso la seconda. Per molti analisti è solo una questione di tempo, nel frattempo meglio tenere sott’occhio tre elementi: consumi, tasso di disoccupazione e offerte di lavoro.

Foto di Adrian

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