Settore finanziario e lotta al cambiamento climatico. I conti non tornano

Dopo l’allarme delle Nazioni Unite arriva il report dell’ong Reclaim Finance. Quando si parla di settore finanziario e lotta al cambiamento climatico i conti continuano a non tornare.

Hypocrisy of too many asset managers“. Lara Cuvelier di Reclaim Finance non usa giri di parole nel descrivere quello che sembra un evidente impasse del settore finanziario sul fronte della lotta al cambiamento climatico. L’ultimo report dell’organizzazione no profit con sede a Parigi ha analizzato le pratiche dei grandi gestori internazionali relativamente agli investimenti collegati all’energia fossile, il risultato è al limite dello sconcertante.

Dopo tante parole si “scopre” che i 30 principali asset manager internazionali, 25 dei quali fanno parte dell’iniziativa Net Zero Asset Manager Initiative (NZAM), hanno oltre 82 miliardi di dollari di asset in società con progetti di investimento sul carbone; quasi 500 miliardi di dollari in società del settore petrolifero e del gas con progetti di espansione del proprio core business.

Insomma, visti i numeri, i muscoli che il settore finanziario doveva mostrare ai settori produttivi altamente inquinanti – citando le ultime parole famose – sembrano piuttosto deboli. Sempre secondo il report di Reclaim Finance, solo 17 gestori hanno elaborato una loro policy sugli investimenti relativi al carbone, 12 hanno delle linee guida per progetti relativi a petrolio e gas. Ma grandi nomi dell’industria finanziaria internazionale sono al momento ancora a secco di qualsiasi documento di indirizzo. Solo 8 gestori hanno pubblicamente chiesto alle società ad alto tasso di inquinamento di adottare target di riduzione delle emissioni dannose nel breve periodo.

Cuvelier cita espressamente il caso di BlackRock. Il mega gestore statunitense, capofila del progetto NZAM, sta ancora finanziando Glencore – sottolinea l’attivista – ossia l’11° gruppo mondiale nella produzione del carbone.

Il documento elaborato dall’ONG parigina arriva solo pochi giorni dopo l’allarme lanciato dagli esperti dell’ONU. Ancora troppi soldi stanno affluendo nelle casse dei grandi inquinatori, ancora troppo lento è quel processo di spinta alla transizione energetica. Questa fatica che gli asset manager stanno incontrando nello sganciamento dalle produzioni altamente inquinanti può sicuramente essere compresa se si guarda alla complessità delle relazioni finanziarie, non si cambia il mondo in un giorno, ma di certo stride con la velocissima attivazione di linee di prodotti e strumenti finanziari green. Perchè non si deve dimenticare quanti danni può fare l’incoerenza al settore dell’ESG ed alla fiducia degli investitori, vale a dire uno dei principali motori utilizzabili per far si che la lotta al cambiamento climatico abbia una qualche possibilità di successo.

Foto di marcinjozwiak

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