Mentre anche la FED sceglie la strada del rialzo dei tassi la BCE rimane attendista, fiduciosa che le aspettative di inflazione a medio termine rimangano entro i livelli di guardia. Ma la crisi ucraina, come mostrerebbe un sondaggio dell’istituto KOF, potrebbe far saltare questa speranza.
Il tema dell’inflazione rimane dominante, soprattutto in giorni difficili come quelli che stiamo vivendo. Nella giornata di ieri la FED ha provveduto al tanto annunciato rialzo dei tassi di interesse. L’istituto governato da J Powell non è che l’ultimo di una oramai nutrita pattuglia che ha intrapreso la via della politica monetaria restrittiva, per tenere a bada il rialzo dei prezzi ed evitare che le aspettative di inflazione si disancorino, come si dice, dai valori che gli istituti centrali ritengono garanzia di stabilità per il sistema economico e finanziario.
Al di qua dell’oceano le posizioni sono molto più variegate. La BCE, in particolare, si trova a dover bilanciare gli storici problemi di crescita debole dell’Eurozona con l’evidente spinta rialzista dei prezzi. Fino ad ora da Francoforte si è continuato a ripetere che la fiammata del carovita ha caratteristiche temporanee e che le aspettative di inflazione a medio termine rimangono ben agganciate a quei livelli attorno al 2% che rendono la situazione ancora amministrabile. Tuttavia lo scoppio della guerra in Ucraina, con le sue dirette conseguenze sui prezzi delle materie prime, rischia di far saltare anche questo piccolo scoglio a cui Lagarde ed il board della BCE si tengono aggrappati nel resistere al rialzo dei tassi.
In questo senso risulta molto interessante il lavoro di Pascal Seiler e dell’istituto svizzero KOF. Secondo questa ricerca la crisi ucraina rischia di aumentare le aspettative di inflazione di medio termine delle imprese e questo altro non significherebbe se non una prospettiva di inflazione alta per molto tempo.
Seiler è partito dai dati del sondaggio condotto dall’istituto KOF su un campione di imprese svizzere, di ogni settore e dimensione. Tra le varie domande del sondaggio spiccava quella relativa alle aspettative di inflazione a breve (12 mesi) e a medio termine (3 anni). Le risposte sono giunte in parte prima dell’inizio dello scontro armato in Ucraina ed in parte dopo. Questo ha permesso di analizzare il cambiamento di opinione delle imprese di fronte alle novità geopolitiche ed ai prezzi al rialzo delle materie prime.
I risultati sono molto interessanti. Se nel breve periodo le aspettative sono sostanzialmente simili, le imprese che hanno risposto dopo l’inizio delle ostilità tra Mosca e Kiev mostrano una significativa propensione al rialzo delle aspettative di medio termine. Una variazione che è più accentuata nel settore manifatturiero e nelle piccole e medie imprese, frutto soprattutto di valutazioni relative al lato dei costi e della conseguente compressione dei margini di profitto.
Se il caso svizzero non è isolato, allora le conseguenze sul livello futuro dei prezzi sono facili da prevedere. L’aspettativa di inflazione a medio termine più alta significa per le imprese aspettative di salari più alte e questo aumenta la spinta a passare i maggiori costi sui prezzi finali.
Foto di zielinska