World Economic Outlook, parola chiave: divergenze

Nell’ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, pubblicato martedì dal Fondo Monetario Internazionale, emergono sempre più nette le divergenze tra economie avanzate ed emergenti.

“L’Italia crescerà più della Germania”. “Italia meglio della Germania”. Scorrendo ieri i lanci di agenzia relativi alla pubblicazione del consueto aggiornamento del World Economic Outlook sembrava di essere tornati in pieno clima da Europei di calcio. Oggetto dell’euforia giornalistica il rialzo delle stime di crescita del PIL italiano che, stando ai calcoli dell’FMI, dovrebbe crescere del 4.9% contro il +3.6% di quello tedesco. Un piccolo particolare – sulla cui spiegazione dopo torneremo – che non deve però distogliere l’attenzione dal grande tema che Gita Gopinath ed il suo team rilanciano con forza: le divergenze della ripresa economica globale.

Divergenze è sicuramente la parola chiave di questo aggiornamento estivo del World Economic Outlook e bastano alcuni numeri per rendere l’idea del fenomeno. Le stime di crescita delle economie avanzate sono migliorate dello 0.5%, quelle delle economie emergenti o in via di sviluppo sono state ridotte della stessa percentuale. La perdita di PIL pro capite nel 2020 generata dalla pandemia rispetto al trend 2020-2022, scrive l’FMI, è stimata in 2.8 punti percentuali per le economie avanzate; in 6.3 punti percentuali per quelle emergenti ed in via di sviluppo.

Molte aree economiche che meglio avevano reagito alla crisi pandemia rischiano ora di rallentare vistosamente, superate dalle economie avanzate. Queste ultime possono contare su una campagna vaccinale in fase avanzata e su un piano di politiche fiscali e monetarie di più lungo respiro (4.6 trilioni di dollari nel 2021 e 2022). Nelle economie emergenti e nei paesi in via di sviluppo, invece, la scarsità di vaccini e di investimenti in sanità sta scavando un fossato. Ancora qualche numero per rendere l’idea: nelle economie avanzate il 40% della popolazione ha terminato il ciclo di vaccinazione; nelle economie emergenti questa percentuale scende all’11%; nei paesi in via di sviluppo è quasi inesistente, solo l’1%.

In uno scenario di questo genere il proliferare di varianti del coronavirus può diventare il principale pericolo per la ripresa economica globale, ben più dell’inflazione che l’FMI reputa ancora transitoria. Una minaccia da 4.5 mila miliardi di dollari di PIL potenzialmente a rischio entro il 2025.

Le divergenze elencate nel World Economic Outlook di luglio sono anche figlie delle politiche monetarie e fiscali adottate dai singoli paesi: molto generose tra le economie avanzate; già in fase di rimozione, invece, nelle economie emergenti. Gopinath ricorda che è proprio questa valanga di soldi di spesa pubblica la causa principale del rialzo delle stime di crescita di paesi come gli USA e, tornando a quanto detto all’inizio, l’Italia. Essendo il nostro paese tra i primi beneficiari del programma Next Generation Eu (191 miliardi di PNRR contro i 25.6 della Germania), era facile attendersi che le prospettive di crescita subissero un’accelerazione. Ma, attenzione, se questa politica fiscale espansiva non incide sulla produttività, sul recupero del gap educativo enfatizzato dalla pandemia, sulla messa in sicurezza di sanità ed infrastrutture del paese, allora il sorpasso ai tedeschi sarà molto simile al saluto ai lavoratori di sordiana memoria.

Foto di Paul Henri Degrande

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