Finanza green, tra rischi di bolla e nature linked bond

L’irresistibile ascesa della finanza green si muove tra paure di bolle e nuovi strumenti, come i nature linked bond.

Diventa sempre più riduttivo considerare la finanza green una tendenza. Lo dimostrano i numeri ma non solo. Nel 2020 gli investimenti legati in qualche maniera alle tematiche ESG hanno raggiunto la cifra record di 350 miliardi di dollari, un balzo enorme se si considera che nel 2019 si viaggiava attorno ai 160 miliardi di dollari. Una ricerca Bloomberg NEF ci ricorda inoltre che, sempre nel 2020, governi ed imprese hanno speso qualcosa come 500 miliardi di dollari in progetti legati alle energie rinnovabili ed alla mobilità elettrica. Difficile, con queste cifre, pensare che l’ESG sia una semplice moda di breve termine.

Il fenomeno è destinato a durare, con le sue mille sfaccettature positive e non, ed è estremamente necessario dotarsi di protocolli e regolamentazioni chiare e comprensibili all’immensa platea di investitori pronti ad impegnare capitali nel futuro sostenibile del pianeta.

Dubbi e speranze accompagnano l’evoluzione del mercato ESG. Da un lato non sfugge che una gran quantità di investimenti green sono portati avanti da settori dell’industria e dei servizi che presentano impatti marginali sulle grandi tematiche del clima e della conservazione della biodiversità. Dall’altro lato fanno sicuramente riflettere report come quello di Morgan Stanley. La banca d’affari americana ha analizzato un gruppo di società legate alle tematiche green, riscontrando che nel 2020 le loro azioni hanno raggiunto un P/E di 24, 12 volte quello di società “non green” dello stesso settore. Come ricorda il Financial Times, l’indice delle 30 società “green” quotate a New York – lo S&P Global Clean Energy index – ha una valutazione di 41 volte gli utili attesi delle società che lo compongono: quasi il doppio della valutazione del paniere delle Blue Chip statunitensi. Fiammate di euforia, rischi di bolla o semplicemente l’onda montante di qualcosa di epocale?

Ma oltre i dubbi fioriscono anche nuove speranze, notizie che fanno intuire tutte le potenzialità di una finanza sostenibile. Ten Billion Tree Tsunami Programme è il nome di un ambizioso progetto di riforestazione attivato dal Pakistan un paio di anni fa. Entro l’anno lo stato asiatico sarà il primo ad emettere un prestito obbligazionario nature linked, una variante dei sustainability linked bond i cui parametri finanziari sono collegati al raggiungimento di un preciso obiettivo di sostenibilità ambientale e di tutela della biodiversità. Il governo del premier Imran Khan ha fissato come target la piantumazione di oltre 10 miliardi di alberi entro il 2023, riducendo al contempo la dipendenza dall’uso del carbone per la produzione di energia. Un mega progetto che sino ad ora ha già creato oltre 63 mila nuovi posti di lavoro.

Molte altre economie emergenti guardano con interesse a questo tipo di soluzione, con i bond nature linked e biodiversity linked che potrebbero diventare a breve una delle nuove fonti di finanziamento per i governi mondiali impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di Parigi.

Foto di asad_78

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