Gli investitori sempre più in pressing sulle società per una maggiore trasparenza in fatto di sostenibilità ambientale e sociale. E tra i temi ESG del 2021 spuntano biodiversità e supply chain.
Il 2020 appena concluso è stato un anno nel quale i temi ESG sono entrati in pianta stabile nei dibattiti finanziari, mentre si è fatta sempre più pressante la richiesta da parte degli investitori di avere informazioni sull’impatto ambientale e sociale delle società nelle quali sono intenzionati ad impegnare capitali.
Il segno del cambio di paradigma lo da anche l’aggiornamento 2020 della NON-DISCLOSURE CAMPAIGN condotta dalla piattaforma CDP: oltre mille le società alle quali è stato chiesto di fornire informazioni sul loro impatto ambientale; di queste il 20% ha risposto positivamente, con un incremento del 5% rispetto agli anni precendenti (15% nel triennio 2016-2019).
La consapevolezza degli investitori è un’arma importantissima. E più questa sarà potenziata, più specifiche e dettagliate potranno essere le richieste rivolte alle società, spingendo alla modifica dei loro piani industriali verso una produzione più sostenibile. Un moto che dal basso, dai piccoli investitori, arriva fino in alto, ai grandi investitori istituzionali; nel 2020, dice il sondaggio NON-DISCLOSURE CAMPAIGN, ben 108 investitori istituzionali, con un capitale gestito totale di 12 trilioni di dollari, hanno richiesto a società sparse in tutti i continenti di comunicare i dati dell’impatto ambientale e sociale delle loro produzioni alla piattaforma CDP.
Una pressione che si focalizza su argomenti sempre più precisi. Una lista di questi temi ESG ha provato a stilarla anche Bloomberg Green. Leggendola non sorprende di trovare ai primi posti due argomenti strettamente legati alla pandemia: biodiversità e supply chain.
Il primo tema, la tutela della biodiversità, ha assunto un significato ancora più importante nell’anno della pandemia. Biodiversità è per certi versi sinonimo di equilibrio, di bilanciamento tra tutti gli elementi che fanno parte di un ambiente. Il venir meno di questo equilibrio può portare a conseguenze pesanti, anche sotto il punto di vista economico, considerando che più della metà del PIL mondiale deriva dall’utilizzo di risorse naturali. Come ricordano Saijel Kishan ed Alastair Marsh nel loro articolo, la perdita di risorse naturali, conseguenza di una riduzione della biodiversità, potrebbe colpire trasversalmente molte industrie, dall’alimentare al farmaceutico.
Un secondo tema, anch’esso collegato alla pandemia, è quello della supply chain. Nel corso del 2020, attraverso i lockdown e la chiusura delle frontiere, abbiamo avuto modo di sperimentare, direttamente, cosa significhi e quanto sia complessa la catena di produzione globale. La pandemia ne ha fatto emergere anche i tratti più spinosi, a cominciare dal rispetto dei diritti dei lavoratori, di quanto vengono pagati e a quali orari di lavoro sono sottoposti.
Il tema occupazionale è centrale anche nell’esplosione delle nuove professioni legate alle energie rinnovabili. Profili di tecnici specializzati nell’eolico o in impianti ad energia solare sono sempre più richiesti, ma per tali categorie di lavoratori mancano spesso rappresentanze sindacali in grado di tutelarli.
C’è molto altro nella lista stilata da Bloomberg Green: dalla disparità salariale all’interno delle aziende, alle discriminazione di razza e genere; dalla riorganizzazione del lavoro, tra smart working e delocalizzazione, alla crescente industria del gaming ed il relativo impatto sociale.
Foto di RegalShave