Gran Bretagna, inflazione in rialzo a dicembre. Eurozona ancora in deflazione

A dicembre scorso segnali di risveglio per l’inflazione in Gran Bretagna, con l’indice dei prezzi al consumo salito dello 0.6% su base annua. Ancora deflazione per l’Eurozona, quarto mese consecutivo a -0.3%. Questo ed altro nella K Briefing di metà settimana.

Gran Bretagna, inflazione in rialzo a dicembre. Il livello dei prezzi al consumo ha segnato un leggero rialzo nel mese di dicembre in Gran Bretagna. Complice un allentamento prenatalizio delle misure restrittive, l’inflazione ha registrato un +0.3% su base mensile. Su base annua l’indice è salito a +0.6%, un decimale sopra le attese. I maggiori rialzi si sono avuti nel settore dei trasporti e dell’abbigliamento, mentre continua la “ritirata” dei prezzi dell’alimentare (-1.4% rispetto al -0.6% del mese precedente). Il tasso core, esclusa la parte più volatile, sale oltre le attese e si fissa a +1.4%, dal +1.1% del mese precedente. Va ricordato che dal 16 di dicembre scorso la Gran Bretagna ha ripristinato una serie di forti restrizioni per contrastare la ripresa dei contagi. Difficile, quindi, che gennaio possa mostrare ulteriori miglioramenti sul fronte dei prezzi, con l’inflazione che rimane comunque ampiamente sotto il target della BoE al 2%.

Eurozona, continua periodo di deflazione. Non ci sono sussulti, invece, all’interno dell’area Euro. Qui i prezzi al consumo non si sono mossi in dicembre, con l’inflazione che per il quinto mese ha assunto valore negativo e per il quarto mese consecutivo si è fermata al -0.3% annuo. Continua la discesa dei prezzi dell’energia, mentre si segnala una frenata sui prezzi dei beni alimentari (da +1.9% a +1.3%). Su base mensile i prezzi segnano un +0.3% in linea con le attese del mercato. Il dato core, quello meno volatile ed il più monitorato dalla BCE, rimane al minimo record di +0.2% per il quarto mese consecutivo.

Germania, prezzi alla produzione salgono a dicembre. In maniera inaspettata, su base annua, sono saliti di due decimali di punto i prezzi alla produzione in Germania a dicembre (+0.8% su base mensile, ben cinque decimali sopra le attese). Un dato che interrompe 10 mesi di segno meno consecutivi e che, aggiunto a quanto detto nei giorni scorsi, avvalora l’ipotesi di un’inflazione in timida risalita già da gennaio.

Australia, peggiora la fiducia dei consumatori a gennaio. Dopo tre mesi di rialzo consecutivo, il Westpac Bank Consumer Sentiment Index scende del 4.5% in gennaio, a 107 punti. Tutte le componenti scendono ma quelle legate alle aspettative sulla situazione economica crollano, segno evidente di una montante preoccupazione. Le aspettative a 12 mesi vanno giù dell’8.3%, quelle a 5 anni di oltre quattro punti percentuali.

Canada, inflazione e banca centrale. A dicembre scorso leggero rallentamento dell’inflazione canadese. Dall’1% annuo di novembre si è passati allo 0.7%. A rallentare la dinamica dei prezzi al consumo il crollo della domanda di trasporto aereo ed un raffreddamento dei prezzi dei beni alimentari. Tolta la componente volatile, l’inflazione core rimane stabile all’1.5%. Intanto la banca centrale canadese lascia invariati i tassi allo 0.25%, come da attese. Per quel che riguarda l’outlook, Bank of Canada ritiene che l’economia sia ancora fortemente condizionata dalla pandemia, tanto da aspettarsi un primo trimestre 2021 con il segno meno ed un rimbalzo robusto nel secondo. Nessuna modifica in vista per la politica monetaria, con i tassi che dovrebbero mantenersi invariati almeno fino al 2023.

USA, si indebolisce l’ottimismo dei costruttori. L’indice di fiducia dei costruttori statunitensi cala ulteriormente a gennaio. L’NAHB housing market index scende a 83 punti, 6 punti sotto il record storico di novembre ed in calo per il secondo mese consecutivo. Le cause: prezzi alti dei materiali; una difficoltà nel trovare nuovi lotti fabbricabili per tener testa alla domanda monstre scatenata dai tassi a zero.

Foto di PublicDomainPictures

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