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Sondaggi PMI. Asia mista, Eurozona a trazione tedesca

Giornata di sondaggi PMI. I dati definitivi di settembre mostrano una situazione mista in Asia, mentre l’Eurozona cresce grazie alla trazione tedesca. In generale timidi miglioramenti dalla componente occupazionale, segnali di pressione sui prezzi. Questo ed altro nella K Briefing di oggi.

Sondaggio PMI, zona asiatica mista a settembre. Il viaggio intorno al mondo dei sondaggi PMI di settembre inizia dall’Australia. Qui la revisione del PMI manifatturiero è limata di un decimale ma si mantiene convintamente in zona espansione (55.5 da 55.4 preliminare). In miglioramento tutte le voci, con l’occupazione che torna positiva dopo 10 mesi. Dati al rialzo anche in Giappone ed in India. Nel primo caso il settore manifatturiero rimane in zona contrazione, a quota 47.7 (cinque decimali sopra la stima preliminare), ma si tratta comunque del miglior risultato da febbraio ad oggi. In India il PMI manifatturiero tocca quota 56.8, il valore più alto dal gennaio del 2012. Torna in area espansione anche l’attività manifatturiera vietnamita (52.2 da 45.7) e supera l’asticella dei 50 punti quella delle Filippine. In recupero, ma ancora in zona contrazione la Thailandia (49.9). In controtendenza Indonesia e Malesia, con la prima che torna in zona contrazione e la seconda che peggiora il dato di agosto (da 49.3 a 49).

Sud Africa, ancora progressi dal PMI. Continuando il sorvolo sui dati relativi ai sondaggi dei direttori d’acquisto del manifatturiero, spicca il buon risultato del Sud Africa. A settembre, con le restrizioni da pandemia in riduzione, è 58.3, quinto mese consecutivo in miglioramento e record assoluto nella serie storica.

Eurozona a trazione tedesca. L’attività manifatturiera europea continua a progredire in settembre, segnando un 53.7 che rappresenta il miglior risultato da due anni a questa parte. Eurozona a trazione tedesca, con la Germania che guida la ripresa (56.4) con un ottimo recupero della componente commercio. Segnali positivi anche per Francia (51.2), Italia (53.2) e Spagna (50.8). Quest’ultima torna in zona espansione.

Sempre dall’Eurozona si segnalano i dati relativi ai prezzi delle importazioni ed alla disoccupazione. I primi scendono sulla spinta dell’euro forte, con un -2.5% su base annua che è leggermente meno peggio delle attese. Sul fronte della disoccupazione, l’8.1% di agosto, oltre ad essere il 5° rialzo consecutivo da aprile, è il dato più alto da due anni a questa parte. Dato disomogeneo che passa dal 16% della Spagna al 9.7% dell’Italia, al 4.4% della Germania.

Regno Unito, attività manifatturiera si stabilizza. Il PMI manifatturiero inglese si stabilizza a settembre a quota 54.1, in leggera flessione rispetto al 55.2 di agosto. Per trovare 4 mesi consecutivi di PMI sopra quota 50 occorre tornare ai primi mesi dello scorso anno. Molto buono il recupero del commercio internazionale, con la componente esportazioni che cresce a livelli che non si vedevano da quasi due anni. Aumenta la pressione sui prezzi (molto su quelli degli input).

USA, ad agosto calano redditi, resistono – per ora – i consumi. In assenza di nuovi stimoli fiscali (ancora in stallo la situazione a Washington), i redditi dei cittadini americani flettono ad agosto del 2.7%, peggio delle attese. I consumi continuano a combattere ma si indeboliscono. Ad agosto le spese personali sono aumentate dell’1%, meglio delle attese ma sotto il ritmo di luglio (+1.5% rivisto al ribasso). Dato per la FED: i prezzi PCE aumentano più delle attese, portandosi a +1.6%, ancora lontani da quota 2%. Il progresso mensile è dello 0.3%, un decimale in meno rispetto a luglio ma pur sempre il quarto mese consecutivo di rialzo.

USA, mercato del lavoro. Sussidi calano ma nuovi annunci di tagli occupazionali. Le richieste di sussidio di disoccupazione settimanale calano un po’ più delle attese ma rimangono abbondantemente sopra quota 800 mila, confermando la vischiosità del mercato del lavoro statunitense in questo momento. La media a quattro settimane si fissa a 867mila, i sussidi continuativi diminuiscono di 1 milione di unità, portandosi a 11,76 milioni. A settembre, intanto, sono 118mila i tagli occupazionali annunciati dalle aziende statunitensi, oltre due milioni da inizio anno. La scarsa domanda rimane la principale motivazione, con il settore dei servizi in testa per numero di posti tagliati.

USA, ISM manifatturiero a settembre. Il nostro sorvolo sui sondaggi dei direttori d’acquisto del manifatturiero termina nel Nord America. L’indice ISM di settembre ci dice che la manifattura statunitense continua a recuperare. Il 55.4 è leggermente meno delle attese e sotto al dato di agosto. Migliora la componente occupazionale (ancora in zona contrazione ma con un ritmo inferiore ad agosto) ed il sottoindice dei prezzi, in flessione il ritmo di crescita dei nuovi ordini.

L’equivalente indice elaborato da IHS Markit, seppur rivisto in leggero ribasso, conferma la fase di espansione del settore, quinta lettura in rialzo consecutiva.

In Canada l’attività manifatturiera continua ad espandersi, il PMI tocca quota 56, livello che non si vedeva da due anni a questa parte. Miglioramento generalizzato su tutte le componenti.

Foto di PaulaPaulsen

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