Investimenti e lungo periodo. Il punto di equilibrio nel dibattito su soldi e condizionalità

Sempre acceso il dibattito sull’opportunità di inserire condizioni sulla liquidità che i governi, in tempo di pandemia, stanno trasferendo al sistema produttivo. Un punto di equilibrio potrebbe esserci e passa da investimenti e lungo periodo.

L’autorità politica pare aver riscoperto la politica fiscale espansiva, o meglio il potere negoziale che il concedere denaro porta con sé . Dopo decenni nei quali si è predicato uno stato sempre più leggero, con il mercato a rivendicare autonomia e assicurare di essere in grado di badare a se stesso, la pandemia sembra aver rimesso tutto in discussione.

E la domanda di base non è sbagliata. Facendo piazza pulita di ideologie e pregiudizi, tutto sommato nessuno si scandalizzarebbe al pensiero che chi mette i soldi, tanti soldi, non senta il diritto di aggiungerci qualche condizione. Certo bisogna mettersi d’accordo su cosa si intenda per condizione. Anche gli strozzini impongono condizioni alle loro vittime ma non sono di certo queste le condizionalità di cui l’economia ha bisogno.

Se la politica ha – o dovrebbe avere – tra le sue priorità quella di indicare una visione futura di paese, in questa visione dovrebbe rientrare anche un piano industriale. E’ un’operazione che richiede un grande equilibrio perchè è evidente il rischio di mescolare etica ed economia.

Il dibattito è aperto. Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, in un recente studio pubblicato sull’Oxford Review of Economic Policy, afferma che è compito dei governi, oltre ad affrontare l’emergenza economica nel breve periodo, darsi una visione di lungo termine. Occorre impiegare bene i soldi pubblici a disposizione, evitando, ad esempio, di sovvenzionare aziende obsolete o fortemente indebitate (zombie firms) e puntando sugli investimenti, in particolare sulla transizione green.

Mariana Mazzucato, consulente del governo Conte, rilancia la sua tesi sulla necessità che lo stato ponga condizionalità nel momento della concessione di soldi pubblici. In particolare, sostiene Mazzucato, è giusto che i governi utilizzino la politica fiscale espansiva per indirizzare l’economia verso un futuro più sostenibile.

Entrambe le tesi rimangono in precario equilibrio tra due visioni contrapposte di economia. Semplificando e ricorrendo a vecchie terminologie, si direbbe che ci si sta muovendo sul pericoloso confine tra liberismo ed economia di stato. Ma non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca, c’è una via di mezzo ed è qualcosa su cui governi ed operatori economici possono convergere, rinunciando ognuno a qualcosa. Le parole chiave sono investimenti e lungo periodo. L’investimento di lungo periodo preserva la libertà di iniziativa dell’impresa ed al tempo stesso concede, al governo che mette i soldi, il diritto di indicare l’idea di sviluppo del paese da perseguire.

Foto di Foundry Co

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