Mercato del lavoro. Ripresa lenta e sussidi non bastano

I dati che arrivano dal mercato del lavoro, in USA come in Europa, ci dicono che la ripresa sarà lenta. Il ricorso ai sussidi, seppur indispensabile nel breve termine, rischia di essere inutile senza un piano di formazione e reinserimento dei lavoratori disoccupati.

I dati di ieri sui sussidi di disoccupazione negli USA mostrano come il mercato del lavoro sia ancora molto lontano dalla ripresa. Seppur in calo dal picco di metà marzo, 6.9 milioni di richieste in una sola settimana, il numero dei richiedenti si sta stabilizzando attorno al milione e mezzo a settimana; sono comunque numeri drammaticamente alti.

Senza contare che nel computo dei sussidi non rientrano i lavoratori interessati dai programmi PUA (Pandemic Unemployment Assistance program) e PEUC (Pandemic Emergency Unemployment Compensation). Vale a dire lavoratori ufficialmente ancora assunti ma il cui stipendio è, in gran parte, pagato dallo stato. Interventi questi che, per non scatenare un nuovo drastico incremento di richieste di susssidio, data la fragilità della ripresa, dovranno essere rinnovati nei prossimi mesi. Un rinnovo auspicato anche dal governatore della Fed, J Powell, nelle dichiarazioni rilasciate mercoledì scorso.

Gli interventi di sostegno sul mercato del lavoro sono una delle principali voci della politica fiscale messa in atto dai governi in risposta alla crisi scatenata dalla pandemia. In Europa, da calcoli Allianz, un terzo della forza lavoro è attualmente sotto sussidio statale. Considerando le prime 5 economie del continente, si tratta di 45 milioni di posti di lavoro tenuti in piedi da forme di contributo pubblico. Uno sforzo che, sempre secondo lo studio di Ludovic Subran e dei suoi colleghi, potrebbe non bastare se non accompagnato da politiche di reinserimento e di formazione. Ed il problema potrebbe presentarsi non appena le misure di sostegno verranno ritirate. Secondo Allianz, sempre nelle prime 5 economie europee, almeno 9 milioni di posti di lavoro cesserebbero di esistere al venir meno degli aiuti di stato.

La sola protezione del salario non basta. Lo ricorda anche Andrea Malacrida di Adecco. Intervistato da Alessandra Migliaccio di Bloomberg, Malacrida ricorda come su una base di 23 milioni di posti di lavoro gestiti dal gruppo, 3 milioni di contratti, concentrati specialmente nel settore turismo, non sono stati rinnovati. Per questi lavoratori il sussidio può non bastare, serve investire in formazione, creare nuove competenze, riadattare le figure professionali ad un mondo del lavoro che, continua Malacrida, potrebbe cambiare in maniera molto significativa nell’epoca post covid19.

Le aziende, dopo lo shock iniziale, stanno reagendo. Una reazione che passa purtroppo anche attraverso la riorganizzazione del lavoro. Tornando agli USA, recenti analisi di Bloomberg Economics ci dicono che il 30% dei posti di lavoro persi è diretta conseguenza della riorganizzazione (il restante 70% dipende: dalle chiusure e dalla domanda debole per il 50% dei casi; dal disincentivo alla ricerca di un lavoro dato dai sussidi per il 20% dei casi). Un dato molto alto che significa una sola cosa: l’occupazione non tornerà a livelli pre crisi in tempi rapidi. E, non potendo sussidiare in eterno, una ripresa completa dell’occupazione ci sarà solo attraverso un grande piano di formazione e reinserimento.

Foto di andreas160578

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