Nel consueto Financial Stability Report la FED prova a far il punto sulle vulnerabilità del settore finanziario di fronte alla sfida lanciata dalla pandemia. Dal valore degli asset al mercato del credito, i punti salienti dell’analisi.
Assicurare la stabilità di un sistema finanziario significa, in poche parole, garantire che il flusso della liquidità non si interrompa e continui ad irorare tutto il complesso meccanismo della finanza.
La FED, come del resto fanno le altre Banche Centrali, ha sviluppato un sistema di monitoraggio che consiste nella valutazione di alcuni elementi del sistema finanziario: la valutazione degli asset, i prestiti ad imprese e privati, il volume del leverage, il tasso di investimento.
Come sono messi questi indicatori alla luce della pandemia di Covid-19? Innanzitutto la Fed ribadisce che la protagonista assoluta sui mercati finanziari rimane la volatilità. Tra marzo ed aprile i prezzi delle principali asset sono andati in altalena. Per le azioni si è passati da un crollo iniziale, antecedente alle revisioni sugli utili, ad un recupero innescato, da un lato, dal delinearsi più preciso delle tappe che dovrebbero portare l’economia (americana e mondiali) fuori dall’emergenza e, dall’altro lato, dal massiccio intervento di politica monetaria e fiscale.
Ma, avverte la FED, la situazione rimane molto fluida, la semplice percezione che qualcosa non vada come da piano (prolungamento dell’economia, inefficacia degli stimoli) può portare a nuove perdite di valore degli asset. I cali maggiori, avverte la FED, si potrebbero verificare nei settori caratterizzati da valutazione elevate nel periodo pre crisi e da una forte correlazione con l’andamento economico. In particolare il report si sofferma sull’immobiliare, ed in particolare su quello commerciale. La chiusura di attività quali alberghi e ristoranti, rischia di avere forti ripercussioni sul settore e quindi anche sulle proprietà immobiliari. Non è un caso se le maglie del credito per gli immobili commerciali si siano notevolmente ristrette nel 2020, tornando ai livelli del 2009.
Al momento il premio per il rischio rimane molto elevato, segno di grosse incertezze presenti ancora nel mercato. Sull’obbligazionario la forbice tra rendimenti dei titoli di stato e quelli corporate si è aperta sensibilmente, sia per i titoli high yeld che per gli investment grade. Sull’azionario lo spread fra il P/E forward ed il rendimento atteso dei titoli di stato a 10 anni viaggia ampiamente sopra la media e su livelli (a maggio in calo) prossimi a quelli del 2009.
Anche nel settore del credito a privati ed imprese, la FED avverte la presenza di alcuni rischi. Con il credito a privati tutto sommato sotto controllo, il report si sofferma in particolare sul leverage, vale a dire sul rapporto tra debito e assets di una società. Questo rapporto viaggia su livelli ai massimi da due decenni ma una politica di tassi bassi ed una robusta crescita economica hanno sin qui limitato la portata del dato. L’ interest coverage ratio, il rapporto tra utili ed interessi pagati, potrebbe però diventare insostenibile in presenza di una economia che non decolla. Il risultato potrebbe essere un forte aumento del tasso di default. La velocità di recupero dell’economia è la variabile chiave per la sostenibilità, ad esempio, del settore delle obbligazioni high yield.
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