USA, inflazione scende più delle attese. Cina, spinta sul credito

Nell’ultima giornata della settimana arrivano i dati USA sull’inflazione che scende sia nel dato complessivo, sia in quello core. In Cina prestiti bancari a livelli record per cercare di dare fiato all’economia. Questo ed altro nell’ultima K Briefing della settimana.

Cina, spinta sul credito per ridare fiato all’economia… In marzo l’ammontare di prestiti concessi dalle banche cinesi è stato di 2,85 trilioni di yuan (poco più di 400 miliardi di dollari). Una cifra che va oltre le attese di mercato (1,8 trilioni) e che rappresenta il record dal 1992 ad oggi. A beneficiarne sia i cittadini cinesi (0.98 trilioni, in larga parte mutui) sia le imprese (poco sopra i 2 trilioni di yuan). Cresce anche l’aggregato monetario M2, che a marzo sale del 10% rispetto all’anno prima, il massimo da tre anni a questa parte. Un’inondazione di liquidità che però deve fare i conti con una ripresa delle attività che, specie per il settore dei servizi, sembra faticare più del previsto.

...ma l’inflazione rallenta. A marzo il livello dei prezzi al consumo è cresciuto del 4.3% su base annua, quasi un punto in meno rispetto alla rilevazione di febbraio e di più di quanto atteso dai mercati. A calare sono sia i prezzi dei generi alimentari che quelli degli altri beni. Per i generi alimentari il calo è di oltre 2,5 punti, rimane al rialzo il prezzo della carne di maiale (13° mese consecutivo di rialzo) ma rallenta la sua corsa. Secondo mese di rialzo consecutivo per i prezzi di farmaci e sanitari (+2.2%).

Prezzi alla produzione in calo. In Giappone i prezzi alla produzione calano a marzo oltre le attese. -0.9% su base mensile, -0.4% su base annua. A dare il contributo più importante al ribasso sono i costi dell’energia (addirittura un -10.3% rispetto a febbraio). Scendono anche i prezzi dei metalli non ferrosi. In controtendenza il costo delle materie prime alimentari ma con un ritmo inferiore rispetto al mese di febbraio.

USA, inflazione scende più delle attese. Non è un mistero che l’inflazione sia al centro dei pensieri delle banche centrali. Anzi, per essere più precisi, è la sua debolezza a preoccupare. Debolezza che la pandemia di coronavirus rischia di accentuare, malgrado l’abbondante inondazione di liquidità. I dati di oggi vengono dagli USA: a marzo il livello dei prezzi è sceso più delle attese. L’inflazione segna +1.5% contro il +2.3% di febbraio. Le attese erano per un +1.6%. Si tratta del secondo mese in calo consecutivo e del livello più basso dal febbraio del 2019. Come visto per il Giappone, la causa principale del ribasso è da attribuire al prezzo dell’energia che scende di quasi 6 punti su base annua. Aumentano i prezzi dei generi alimentari +1.9% su base annua. L’inflazione core, dedotte le componenti più variabili (cibo ed energia) scende di un decimale su base mensile, portandosi al +2.1% su base annua (dal +2.4% precedente).

Buona Pasqua. L’augurio di Ekonomia.it a tutti i suoi lettori (siete sempre più numerosi, grazie di cuore) è di vivere, per quanto possibile, un momento di serenità. Il blog e K Briefing tornano martedì 14 aprile.

Foto di Steve Buissinne

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