Come anticipato la Banca Centrale Europea lascia i tassi fermi, preferendo concentrarsi sugli strumenti in grado di assicurare liquidità a banche ed imprese. Negli USA i prezzi alla produzione scendono a febbraio, lasciando nuovi ampi spazi di manovra alla FED.
Banca centrale Europea, tassi fermi. La BCE non tocca i tassi di interesse, preferendo puntare il suo intervento sui finanziamenti agevolati alle banche. La mossa (presa all’unanimità) non era quella prevista da mercato ma, come già scritto su ekonomia.it, rappresenta sicuramente l’opzione migliore per venire incontro alla necessità di liquidità che servirà a banche ed imprese nelle prossime settimane. Nuovo LTRO, condizioni più favorevoli per i prestiti già disponibili ed un piano di acquisto titoli extra di 120 miliardi di euro, destinato principalmente a titoli del settore privato (i più sensibili, ha sottolineato Lagarde). Lagarde ricorda ancora una volta che la risposta principale alla crisi deve arrivare dalla politica fiscale (fiscal first and foremost) ed annuncia che la revisione strategica della politica monetaria è rinviata.
Per quel che riguarda le previsioni macro, la BCE ritiene ancora lo shock da covid-19 un fenomeno di breve periodo. Possibile un rimbalzo dell’economia già nella seconda metà dell’anno in corso, ma l’incertezza sui tempi è massima ed è condizionata dalla rapidità, forza e coordinazione della risposta al problema da parte della politica fiscale.
Borse mondiali, tecnicamente è mercato orso. Con una correzione prossima o superiore ai 20 punti percentuali, le borse mondiali entrano tecnicamente in un mercato orso. Le ultime vittime illustri sono i listini di Wall Street e Sidney. Per lo S&P500 la caduta dal massimo precedente ha toccato ieri il 19% ed oggi la discesa dovrebbe proseguire. Al di là della forza del movimento, trainato dagli algoritmi, c’è un dato di fondo: una parte degli investitori, delusi dalle azioni si qui messe in atto dalle autorità politiche e monetarie, inizia a scontare uno scenario da recessione globale.
Eurozona, gennaio positivo per la produzione industriale. Ancora altri dati che dimostrano come, prima dell’arrivo del covid-19, l’economia europea fosse pronta a provare il rimbalzo. La produzione industriale della zona euro è salita nel primo mese del 2020 del 2.3% rispetto a dicembre 2019. Su base annua il dato segna -1.9%, meglio delle attese ed in netto miglioramento rispetto alla precedente rilevazione (-3.6%, a sua volta rivista al rialzo).
Sud Africa, produzione industriale su a gennaio. La produzione industriale sudafricana è cresciuta a gennaio rispetto al mese precedente (+2.5%). Il dato annuo segna -2%, meglio di quanto si attendevano i mercati ed in miglioramento rispetto al dato di dicembre (-5.9%). Particolarmente frizzante il settore estrattivo che ha visto aumentare la sua produzione del 7.5% rispetto a dicembre.
India, produzione industriale sale ai massimi da 6 mesi. Terzo mese consecutivo con il segno più ed una crescita su base mensile che tocca i massimi a 6 mesi. Questo il dato sulla produzione industriale indiana a gennaio 2020, con il settore manifatturiero che rimbalza rispetto a dicembre 2019 (+1.7% contro -0.5%). Confrontando l’anno fiscale 2019 con il precedente si notano tutte le difficoltà dell’economia indiana: +0.5% contro +4.4%.
USA, prezzi alla produzione si raffreddano. Segnale deflattivo dal livello dei prezzi alla produzione USA. L’indice PPI core segna -0.3% su base mensile, portando il dato annuo a +1.4% dall’1.7% precedente. Anche il dato complessivo rallenta: -0.6% su base mensile; da 2.1% di gennaio a +1.3%. Tutti i dati sono sotto le attese del mercato. Con l’inflazione che non sembra scaldarsi, la FED dovrebbe avere mani libere per provare a battere un altro colpo nelle prossime settimane, limando nuovamente i tassi di riferimento all’ingiù (25 punti o forse 50).
Australia, ecco il piano anti-coronavirus. 17,6 miliardi di dollari austrialiani, il maggior stanziamento dalla crisi del 2008. Aiuti alle imprese (soprattutto medie e piccole) per continuare a pagare gli stipendi, contributi una-tantum a persone in difficoltà ed esenzioni fiscali sulle esportazioni sono al centro dell’intervento. A questo pacchetto va aggiunto lo stanziamento di 2,5 miliardi di dollari australiani per la sanità pubblica. Nel frattempo anche lo S&P/ASX 200, dopo il tonfo record di lunedì, entra in scenario orso.
Foto di Birgit Förster