BoE lascia i tassi fermi ma taglia stime di crescita della Gran Bretagna

La BoE lascia i tassi fermi ed al tempo stesso taglia le stime di crescita dell’economia inglese. Le aspettative del mercato erano per un taglio, la decisione non è stata unanime. Gli USA crescono del 2.1% nel quarto trimestre 2019, ma calano i consumi e latita l’inflazione. Questo ed altro nella penultima K Briefing della settimana.

BoE lascia tassi fermi ed economia in rallentamento. La Banca centrale inglese decide di non tagliare il tasso di riferimento (7 a 2 la votazione) mantenendolo a quota 0.75%. Tagliate, invece, le stime di crescita dell’economia britannica nel 2020 (0.75% da 1.2%) e di un quarto di punto per il 2021 e 2022. L’inflazione dovrebbe rimanere, senza ulteriori interventi della banca centrale, sotto il 2% per tutto l’arco di tempo considerato. Carney ed il board della BoE scelgono di non intervenire. Forse confidando che i segnali di stabilizzazione della faccenda Brexit possano rimettere l’economia sulla strada della crescita. Forse non volendo rischiare di spendere munizioni che potrebbero rivelarsi preziose più in la durante l’anno. La sterlina si apprezza ed il suo futuro andamento, dicono gli analisti, dipenderà dai prossimi dati macro.

USA, PIL 4° trimestre 2019 in linea con le attese. L’economia americana è cresciuta del 2.1% annualizzato nell’ultimo trimestre 2019. Questo il dato preliminare rilasciato oggi dal Commerce Department. La crescita annua del 2019 si ferma dunque ad un modesto +2.3%, ben al di sotto della soglia “psicologica” del 3%. Due note. 1) A trainare la crescita sono sempre i consumi ma nell’ultimo trimestre si sono indeboliti, crescendo solo dell’1.8% rispetto al 3.2% del trimestre precedente. 2) I prezzi non si scaldano, nell’ultimo trimestre il PCE, indice guardato con attenzione dalla Fed per elaborare le sue aspettative sull’inflazione, rallenta a +1.3% da +2.1%; stesso movimento per il deflatore del PIL (+1.5% da +1.7%).

…e la curva dei tassi torna ad invertirsi. Per la prima volta da ottobre e complici i timori legati al coronavirus, la curva dei tassi americana torna ad invertirsi, con i titoli a breve ( 3 mesi) che rendono di più rispetto ai titoli a lungo (2 anni). Un segnale tradizionalmente recessivo che era già comparso sui mercati nell’ottobre dello scorso anno.

Europa tra dati sull’occupazione ed aspettative. Dati positivi dal mercato del lavoro tedesco, con i disoccupati che scendono oltre attese (-2mila), stabile il tasso di disoccupazione al 5%. Berlino segnala anche un miglioramento dell’inflazione a gennaio su base annua (+1.7% da +1.5%, stima preliminare).

Disoccupazione in diminuzione anche nella zona euro (7.4% da 7.5%), qui da segnalare anche un’infornata di dati sulle aspettative: stabili quelle dei consumatori ed in leggero miglioramento quelle degli operatori economici (più industria che servizi). Migliorano anche le aspettative sull’inflazione.

Foto di Kai Pilger

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