Gran Bretagna, dati macro prima delle elezioni

La Gran Bretagna si prepara al voto di giovedì prossimo, dando anche uno sguardo ai dati, debolucci, dell’economia nel terzo trimestre. La Cina alle prese con l’inflazione, l’Eurozona (e la Germania) con la fiducia in ripresa. Questo ed altro nel K Briefing odierno.

Gran Bretagna, dati macro prima delle elezioni. L’economia inglese rimane ferma nel terzo trimestre del 2019, uno zero spaccato di crescita congiunturale che significa un dato tendenziale al +0.7%, in ribasso dallo 0,9% precedente e sui livelli più bassi da giugno del 2012. A questi ritmi la crescita del PIl per il 2019 dovrebbe fermarsi sotto la soglia dell’1%, livelli da crisi 2008. In ottobre la produzione industriale è tornata a crescese, con un modesto 0.1%, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente la situazione è in negativo, -1.3%. I dati sono tutti sotto le attese.

Il settore delle costruzioni è il più colpito (dal meteo e dall’incertezza Brexit) e segna un -2.3% rispetto a settembre. In controtendenza la manifattura che cresce ad ottobre dello 0,2% su base mensile e porta il saldo a 12 mesi al -1.2%. Infine si allarga il deficit commerciale a 14,49 miliardi di sterline, circa 3 in più rispetto al precedente rilevamento, con una crescita sotto il 2% delle esportazioni ed un nuovo boom di importazione a +8% (gli inglesi continuano a fare scorte in vista dell’uscita della Gran Bretagna dall’unione).

Giovedì si terranno le elezioni, i sondaggi continuano a dare ai conservatori di Boris Johnson la maggioranza dei seggi, la sterlina sembra reagire bene a questa opzione. Di sicuro servirà una maggioranza chiara ed una rapida presa di posizione sulla Brexit; anche per fare spazio alla Banca Centrale e consentirle di mettere in atto le mosse necessarie per venire in soccorso ad un’economia in evidente sofferenza.

Cina, prezzi e influenza suina. L’inflazione in Cina ha raggiunto il suo massimo da sette anni a questa parte. Ma non è il risultato di un boom economico, bensì la pericolosa conseguenza dell’influenza suina che ha fatto schizzare all’insù i prezzi della carne di maiale (un aumento del 110% in un anno). I prezzi alla produzione, invece, continuano a scendere, segnalando ancora una volta la difficoltà della congiuntura cinese.

Usa-Cina. Fonti giornalistiche riferiscono che gli USA sarebbero pronti al differimento delle tariffe che dovrebbero scattare domenica prossima. I mercati rimangono molto nervosi, il VIX si muove verso l’alto con gli investitori pronti ad un veloce switch verso il risk off in caso di recrudescenza nella trattativa sui dazi.

Italia a picco. Ad ottobre la produzione industriale italiana ha proseguito la sua discesa, segnando un -2.4% su base annua, -0.3% su base mensile. Il dato è peggiore delle aspettative. Nubi nerissime sul quarto trimestre.

Francia, bene industria. Ad ottobre la produzione industriale francese è cresciuta dello 0,4% mensile, meglio delle attese, bissando la crescita registrata a settembre. Stabile intanto il mercato del lavoro, gli occupati non agricoli crescono, nel 3° trimestre, dello 0.2% rispetto ai 3 mesi precedenti.

Sentimenti positivi. L’indice Zew porta una ventata di ottimismo nell’eurozona. A dicembre migliora sia la percezione della condizione attuale dell’economia, sia l’aspettativa sui prossimi mesi. In particolare, sulle aspettative, la maggioranza degli intervistati è ottimista, mentre sulle condizioni attuali la maggioranza continua ad essere pessimista ma aumenta la quota di “pensiero positivo”. A livello europeo l’indice sale a 11,2 (in soldoni significa che gli ottimisti sono l’11,2% in più dei pessimisti), batte considerevolmente le attese e torna in zona positiva.

USA, costo del lavoro. Il costo orario del lavoro è salito meno delle attese nel terzo trimestre, +2.5% contro aspettative di +3.3%. Ritmo di crescita inferiore rispetto al trimestre precedente. Altro segnale che le spinte inflazionistiche, per il momento, se ne stanno ben distanti dall’economia americana; per la FED, che si riunisce domani, un altro dato interessante per sostenere la sua decisione di mettersi in stand by.

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Ricchi prestano denaro

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