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La versione di Roubini. 2019, un rallentamento sincronizzato

In una recentissima intervista rilasciata al prestigioso istituto CFA, l’economista Nouriel Roubini delinea un 2019 di rallentamento globale, un interregno che, per il momento, non fa pensare ad una recessione dietro l’angolo.

Nouriel Roubini, economista tra i più noti a livello internazionale e citatissimo per la sua azzeccata previsione sullo scoppio della crisi finanziaria del 2008, ha rilasciato un’interessante intervista all’istituto CFA. Tra gli argomenti affrontati, le prospettive dell’economia mondiale nel 2019. A dispetto della sua riconosciuta fama di “falco”, Roubini disegna un quadro tutt’altro che a tinte forti.

Il ragionamento parte dall’analisi degli ultimi 4 anni. Dal 2015 ad oggi l’economia mondiale ha vissuto fasi di robusta espansione e periodi di incertezza. I punti più bassi sono stati toccati nel fine estate del 2015 e ad inizio 2016. In entrambi i casi uno dei fattori scatenanti era stata la difficoltà cinese nel proseguire con i suoi ritmi di crescita monstre. Nel 2016, a questo fattore, si erano aggiunti i primi scricchiolii dell’eurozona, la Brexit, i timori sulla crescita USA e lo scivolone dei prezzi del petrolio. Se il 2017 ha visto un andamento al rialzo delle maggiori economie mondiali, il 2018 si è presentato come un anno a doppia faccia, con l’economia che ha continuato a crescere in USA e Cina e l’eurozona che, invece, ha imboccato un percorso in discesa.

Il 2019, sostiene Roubini, si sta configurando come un anno di riallineamento, si va verso un rallentamento sincronizzato tra le varie aree economiche mondiali. Rallentamento ma sempre in un contesto di crescita, questo è il segnale positivo sottolineato dall’economista americano.

E quindi a che punto del ciclo economico siamo? Roubini snocciola i dati. Dal 2015 ad oggi c’è stato solo un periodo di crescita globale generalizzata (da metà 2016 ad inizio 2018), per il resto abbiamo assistito ad periodi di rallentamento o di crescita mediocre, sotto il potenziale. Il 2019 appartiene a quest’ultima categoria di periodi, con la differenza che l’Europa sta sperimentando qualcosa che sembra più profondo di una semplice crescita sotto il potenziale.

Sulla possibilità che una nuova crisi finanziaria possa sconvolgere il quadro, Roubini non si sbilancia. Sicuramente, afferma, il sistema finanziario è più solido e regolamentato rispetto al 2008, c’è però un rischio e cioè quello che, passata la paura, si torni a togliere regole al mercato.

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