Gli uragani finanziari pronti a scatenarsi sui mercati

Le voci si accavallano e tra gli investitori cominciano a comparire liste, più o meno lunghe, di market movers capaci di destabilizzare la navigazione dei mercati finanziari nei prossimi mesi. Ma quali sono gli uragani finanziari che potrebbero palesarsi all’orizzonte?

Donald

E’ l’uragano più imprevedibile. Capace di raggiungere in un giorno categoria 5 e tornare tempesta tropicale il giorno dopo. Spesso cambia direzione e predirne la traiettoria diventa piuttosto complesso. A novembre, con le elezioni di mid-term, il suo destino potrebbe essere segnato. Una sconfitta dei repubblicani consegnerebbe il presidente al congresso (e non sono escluse svolte clamorose), una non sconfitta potrebbe permettergli ancora spazi di manovra che, in campo economico, si tradurrebbero in una prosecuzione della strategia protezionistica, fatta di annunci, alzate di toni e negoziati lunghissimi (vedasi l’ennesima puntata della “guerra commerciale” con la Cina).  Il resto lo faranno i dati: inflazione e crescita. La Fed non sembra farsi impressionare e tira dritta per la sua strada (altri due rialzi entro fine anno), mentre tra i manager delle società americane serpeggia, sempre più consistente, il timore che le ultime trimestrali del 2018 possano risentire sensibilmente della questione dazi.

Moneta

Più che di un uragano si può, per il momento, parlare di piccoli focolai sparsi sul globo, ma capaci di innescare un effetto contagio in grado di trasformarsi in una crisi finanziaria bella e fatta. Turchia, Argentina, Iran ma anche Russia, hanno vissuto negli ultimi tempi pesantissimi scivoloni della moneta locale. In particolare, sembra sempre più pericolosa la situazione turca. Nel bel mezzo di uno scontro istituzionale tra governo e banca centrale, il sistema bancario turco è a forte rischio di liquidità con gli istituti che smobilitano le riserve in oro a ritmi sempre più elevati. In settimana è previsto (fonte Bloomberg) l’annuncio di un piano economico da parte del governo Erdogan. Tra le ipotesi anche quella di un piano di bailout (salvataggio) per gli istituti bancari ed il trasferimento dei crediti difficili (i famosi NPL) in una bad bank. Basterà? Una situazione che rimane preoccupante, soprattutto per un paese che ha fatto degli investimenti esteri uno dei pilastri della crescita prodigiosa dell’ultimo decennio.

Europa

Al momento è l’uragano più difficile da valutare. Potenzialmente catastrofico. L’implosione dell’Eurozona è uno tra i più pesanti cigni neri mai visti sul lago finanziario mondiale. La carica esplosiva si chiama Italia ed il detonatore potrebbero essere le elezioni europee della prossima primavera. Una vittoria del fronte “populista” potrebbe mettere in seria difficoltà la sopravvivenza della moneta unica, con scenari ancora oggi difficili da immaginare. Le prime avvisaglie di quello che sarà la campagna elettorale per le europee si sono viste in occasione del voto del parlamento sul caso Ungheria. Gli investitori, per il momento, defluiscono dai punti più caldi (tra cui l’Italia) e non sono da escludersi puntate speculative (come visto in occasione delle elezioni italiane) capaci di far ballare notevolmente i listini del vecchio continente.

Theresa

La Brexit torna ciclicamente a turbare i sonni degli investitori. In realtà l’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sembra avere poche sorprese in serbo per i mercati. L’impressione è che si vada sempre più verso una soft exit, una scelta che accontenta tutti e piace ai mercati. Per capire le conseguenze della scelta britannica dovremo attendere i dati sul PIL della seconda parte del 2019, quel che è certo è che non sarà una passeggiata.

Syria

Le tensioni geopolitiche che si diramano dal martoriato suolo siriano sono un altro grave turbamento per gli investitori. In Siria convergono gli interessi e le contrapposizioni tra le principali potenze del pianeta, dagli USA alla Russia, dall’Iran ad Israele. Una complessa trama di veti contrapposti che si regge su equilibri sottilissimi. Le reazioni dei mercati ad una escalation del conflitto potrebbero non limitarsi solo al comparto energetico.

Questa piccola lista di possibili uragani finanziari, pronti a sconvolgere i mercati, ci costringono, a metà settembre, ad iniziare a pensare a come potrebbe essere il 2019. Tra segnali di zoppicamento della crescita, fine del quantitative easing della BCE e mercati in fase rialzista da oramai un lustro, gli uragani, queste creature “meteo-finanziarie”, si stagliano all’orizzonte con la loro violenta capacità di scatenare gli eventi.  Iniziare a ragionare su come difendersi pare una scelta corretta. Prossimamente su questo blog.

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