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Terremoto. Aiuti e flessibilità, le richieste all’Europa

Mentre immagini di macerie e tendopoli continuano a scorrere nella nostra testa, occorre iniziare a pensare al futuro, alla ricostruzione dei paesi colpiti ed alla ripresa delle attività produttive. L’Europa può e deve essere centrale in questa fase.L’obiettivo che comunità locali e governo hanno espresso in questi giorni é ambizioso: ricostruire com’era e dov’era. Le storiche problematiche italiane, il malaffare e la burocrazia, renderanno il percorso ostico, il venir meno dei riflettori dei media frenerà la solidarietà che in questi giorni commuove ed inorgoglisce l’intera nazione ma la speranza é che, alla fine, questi splendidi borghi tornino a vivere.

Per poter arrivare a questo obiettivo occorreranno molti soldi, una quantificazione é al momento impossibile ma c’é la necessità di agire subito per ottenere quanto piú possibile dalle istituzioni. L’Europa deve dare un messaggio forte dimostrando concretamente che i discorsi di Ventotene non sono aria fritta.

Il fondo di solidarietà europeo é il principale strumento di aiuto che può essere attivato ma la procedura ed il calcolo di tali aiuti mostra purtroppo tutta l’aridità dell’impianto comunitario. La domanda deve essere avanzata entrò 12 settimane dall’evento ed é sottoposta al vaglio della Commissione. La Commissione, dato l’ok, fa una proposta di aiuto a Consiglio e Parlamento Europeo che si esprimono votando il documento presentato. Solo dopo l’approvazione i fondi sono erogati.  La somma da erogare viene calcolata in base ai danni economici ed al PIL della zona colpita. Per eventi considerati regionali o con danni inferiori alle soglie fissate dall’UE il contributo non supera l’1,5% del PIL della zona colpita. Il rischio é che, in caso di valutazione restrittiva dell’evento, le zone piú povere ricevano meno soldi anche a fronte di un numero di vittime alto ed a danni ingenti. Paradossi della burocrazia.

Il discorso é simile anche nel caso in cui si voglia imboccare la strada della richiesta di flessibilità di bilancio. Anche qui i trattati sono molto chiari e legano la concessione di tale flessibilità ad una valutazione economica del danno molto elevata. In pratica l’evento deve avere conseguenze sensibili sul PIL nazionale, se la zona colpita non ha una forte incidenza sul PIL nazionale la flessibilità non viene concessa.

Tutto quanto detto non significa che gli aiuti europei non siano raggiungibili ma le procedure ed i requisiti continuano ad essere collegati a parametri meramente economici che, di fronte a tragedie immense come queste, rendono ancora piú distanti i cittadini dalle istituzioni comunitarie. Saremmo ben lieti di una smentita.

 

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