Crescono le scorte di rame al LME, un aumento di 60950 tonnellate, +29% rispetto al 2015. Un eccesso di offerta che può ulteriormente indebolire i prezzi del metallo da sempre considerato un buon indicatore dello stato di salute della crescita economica globale.
Già fiaccato da un 2015 in rosso (-29% a causa dei perduranti timori sull’economia cinese) il rame segna un record sul fronte delle scorte. Siamo ai massimi da ottobre 2015, l’aumento settimanale è, come tonnellaggio, quello maggiore dal 2009.
Ad infierire sul doctor Copper ci ha pensato ancora una volta la Cina che, in luglio, ha tagliato ulteriormente l’importazione del metallo rosso portandole ai minimi da 17 mesi a questa parte.
Le conseguenze sui prezzi si sono già fatte sentire. Dopo 5 sedute consecutive chiuse al ribasso, il rame è l’unico tra i metalli ad aver azzerato i guadagni del 2016.
Come si diceva all’inizio di questo articolo, il rame è da sempre considerato un indicatore dello stato di salute della crescita economica globale, complice il suo utilizzi in svariati settori produttivi. Siamo quindi alle prese con un possibile giro di boa della crescita economica globale?
Ad essere sinceri il Doctor Copper non sembra più godere della “stima” che analisti di tutto il mondo gli hanno attribuito negli anni. Il pesante ridimensionamento dei prezzi è dovuto in grandissima parte al raffreddamento dell’economia cinese, un’economia cresciuta con ritmi mostruosi fagocitando materie prime in quantità impressionanti. Se il 2015 ha visto, in parte, il rallentamento della debordante macchina cinese, il 2016 sconta e sconterà un accumulo di scorte tutto sommato fisiologico. Per questo motivo non pare che l’andamento del rame possa per il momento dare indicazioni utili su una possibile prossimo raggiungimento del top del ciclo economico globale.