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Stati Uniti, occupazione cresce meno delle attese a luglio

Dati sotto le attese per l’occupazione negli Stati Uniti a luglio e disoccupazione in leggero aumento. Numeri che indicano un possibile raffreddamento più rapido del previsto del mercato del lavoro.

A luglio 2025, l’economia statunitense ha creato solo 73.000 nuovi posti di lavoro non agricoli, ben al di sotto delle attese di 110.000. I dati di maggio e giugno sono stati rivisti drasticamente al ribasso: in totale, l’occupazione in quei due mesi è risultata inferiore di 258.000 unità rispetto alle stime precedenti, segnalando un possibile raffreddamento più rapido del previsto del mercato del lavoro.

I maggiori incrementi occupazionali si sono registrati nel settore sanitario (+55.000), in particolare nei servizi ambulatoriali (+34.000) e negli ospedali (+16.000), e nell’assistenza sociale (+18.000). Al contrario, la maggior parte degli altri settori ha mostrato poche variazioni, mentre l’occupazione nel governo federale è diminuita di 12.000 unità, con un calo totale di 84.000 da gennaio.

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Il tasso di disoccupazione è salito leggermente al 4,2%, come previsto, con 221.000 disoccupati in più. Il numero di occupati è sceso di 260.000 e la forza lavoro si è contratta di 38.000 unità. Il tasso di partecipazione è calato al 62,2%, il livello più basso dal novembre 2022.

Nel frattempo, i salari orari medi sono aumentati dello 0,3% su base mensile e del 3,9% su base annua, il ritmo più veloce da quattro mesi.

Eurozona, inflazione stabile a luglio.

A luglio 2025, l’inflazione annua nell’Eurozona è rimasta stabile al 2,0%, in linea con giugno ma leggermente sopra le attese (1,9%). È il secondo mese consecutivo in cui il dato coincide con l’obiettivo della BCE. I rincari nei settori alimentare, alcol, tabacco e beni industriali non energetici sono stati compensati dal rallentamento dell’inflazione nei servizi (3,1% contro 3,3% a giugno). I prezzi dell’energia hanno continuato a calare (-2,5%). L’inflazione core, che esclude energia, alimentari, alcol e tabacco, è rimasta ferma al 2,3%, il livello più basso da gennaio 2022.

Stati Uniti, ISM manifattura in calo a luglio.

A luglio 2025, l’ISM Manufacturing PMI è sceso a 48 punti da 49 di giugno, deludendo le attese di un aumento a 49,5. È il quinto mese consecutivo di contrazione del settore manifatturiero e il dato più debole da ottobre scorso. Le principali pressioni negative sono arrivate da cali nelle consegne dei fornitori (45,7) e nell’occupazione (43,4). In miglioramento, invece, la produzione (51,4) e il rallentamento delle flessioni nei nuovi ordini e negli ordini arretrati. I prezzi hanno mostrato segnali di raffreddamento, con l’indice sceso a 64,8 da 69,7, segnalando minori pressioni inflazionistiche nel settore.

Stati Uniti, indice fiducia Michigan conferma lettura preliminare.

A luglio 2025, l’indice di fiducia dei consumatori USA elaborato dall’Università del Michigan si è attestato a 61,7, quasi invariato rispetto alla lettura preliminare (61,8), ma in aumento per il secondo mese consecutivo, raggiungendo il livello più alto da febbraio. L’indice delle condizioni attuali è salito del 5% a 68,0 (da 64,8 a giugno), mentre l’indice delle aspettative è leggermente calato a 57,7 da 58,1. La fiducia è migliorata soprattutto tra chi possiede azioni, mentre è diminuita tra i non investitori. Nonostante la tendenza positiva, il sentiment generale resta contenuto. Intanto, le aspettative d’inflazione continuano a scendere: quelle a un anno sono calate al 4,5% (dal 5,0% di giugno) e quelle a lungo termine al 3,4% (da 4,0%), segnando rispettivamente il secondo e terzo calo mensile consecutivo.

Cina, PMI Caixin conferma rallentamento manifattura.

A luglio 2025, il Caixin China Manufacturing PMI è sceso a 49,5 da 50,4 di giugno, sotto le attese di 50,2, segnalando la seconda contrazione in tre mesi. Il calo è stato guidato dalla diminuzione degli ordini esteri, frenati dall’incertezza globale. La produzione è scesa per la seconda volta da ottobre 2023 e l’occupazione ha continuato a diminuire. In controtendenza, gli acquisti sono aumentati dopo due mesi di calo. I ritardi nelle spedizioni e la scarsità di fornitori hanno peggiorato le prestazioni della supply chain. I costi di input sono aumentati, mentre i prezzi di vendita sono calati per la concorrenza.

Foto di Janno Nivergall

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