Nel mese di aprile l’inflazione in Gran Bretagna rallenta ma meno del previsto, rimane alta la pressione sui prezzi dei servizi. Questo ed altro nella K Briefing di metà settimana.
Giappone, esportazioni accelerano ad aprile, ma meno delle attese. Nel mese di aprile le esportazioni giapponesi sono salite dell’8.3% su base annua, in miglioramento rispetto al +7.3% di marzo ma ben al di sotto delle attese del mercato (+11.1%). In ogni caso la domanda estera, soprattutto per quel che riguarda il settore auto, contribuisce a far registrare il quinto mese consecutivo di crescita per l’export nipponico. Nello stesso mese tornano a salire anche le importazioni che registrano un +8.3%; miglior risultato dal febbraio del 2023.
Gran Bretagna, ad aprile inflazione rallenta ma meno del previsto. Terzo mese di calo consecutivo per l’inflazione in Gran Bretagna, ma il +2.3% di aprile è superiore alle attese del mercato. Il calo è frutto soprattutto della diminuzione subita dai prezzi dell’energia. La componente core scende al 3.9%, tre decimi peggio delle attese ma anche prima volta sotto il 4% dall’ottobre del 2021. Se sul fronte dei beni si passa ad una situazione di deflazione (-0.8% su base annua), è la componente servizi a rimanere particolarmente “calda”. L’inflazione del settore scende rispetto al mese precedente ma rimane al 5.9%, un dato piuttosto elevato. Su base mensile da registrare soprattutto l’accelerazione della componente core che sfiora il punto percentuale e tocca il massimo dall’aprile dell’anno scorso.
Gran Bretagna, prezzi alla produzione misti ad aprile. Nel mese di aprile i prezzi alla produzione registrano dati misti. Quelli di input (le materie prime) registrano una crescita su base mensile dello 0.6% ma rimangono in deflazione sul tendenziale. Quelli di output (i prezzi pagati dall’anello successivo della catena) rimangono stabili su base mensile ma continuano ad accelerare su base tendenziale: +1.1%, terzo mese di crescita consecutiva e massimo dal marzo del 2023. Il messaggio che si può trarre da questi numeri è un passaggio di maggiori costi (costo del lavoro in primis) dai produttori ai venditori, elemento che potrebbe continuare ad alimentare una spinta inflazionistica sui prezzi al consumo.
Foto di Pierre Blaché