Donne e lavoro: Europa del nord è il luogo ideale

Passata la Giornata Internazionale della Donna il rischio è come sempre quello di far scivolare sotto pile di faldoni il delicato dossier sulla parità di genere nel mondo del lavoro. Torniamo oggi sull’argomento per raccontare dell’ultimo aggiornamento del glass-ceiling index curato dalla rivista britannica The Economist.

Uno dei tanti campi nei quali si può misurare il grado di uguaglianza tra uomo e donna è sicuramente il mondo del lavoro. Ed uno strumento interessante per monitorare la situazione è un indice elaborato dalla rivista inglese The Economist: il glass-ceiling index. Il nome scelto per questo indice è un diretto riferimento alla metafora del tetto di cristallo, utilizzata per identificare tutti gli ostacoli che impediscono ad una lavoratrice di scalare le gerarchie nell’organizzazione di un’azienda. E l’indice misura proprio il grado di influenza ed i ruoli ricoperti dalle donne nelle aziende dei paesi OCSE.

Per il calcolo del glass-ceiling index l’Economist utilizza 10 metriche, tra cui spiccano la differenza di salario tra uomini e donne, la partecipazione al mercato del lavoro ed i congedi parentali. I risultati dell’aggiornamento 2023 sono a loro modo estremamente significativi. Nella classifica dei 29 paesi analizzati, quattro paesi del nord Europa occupano i primi quattro posti. La palma del paese ideale per una lavoratrice va all’Islanda, seguita dalla Svezia e dalla Norvegia. I tre paesi scandinavi si contendono il podio di questa classifica fin dalla prima edizione nel 2016. Nella top ten entrano, tra le altre, anche Francia, Spagna e Nuova Zelanda.

Scorrendo la classifica si trovano dei risultati per certi versi soprendenti. Il Giappone è in penultima posizione, con Olanda e Germania che occupano rispettivamente il 20° ed il 22° posto, sotto la media OCSE. L’Italia si piazza in 16° posizione, sopra la media OCSE e facendo meglio di paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti.

Analizzando più nel dettaglio le componenti dell’indice, si osserva una forte incidenza del livello di educazione sulla quantità e qualità del lavoro femminile. In Islanda la quota di laureate supera di quasi 17 punti quella dei laureati, in Italia questo valore scende a 6,4. Ma in paesi come la Germania, ad esempio, la relazione si inverte con più uomini n possesso della laurea che donne.

Altro elemento interessante riguarda le durate dei congedi parentali. Paesi come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno aumentato notevolmente la durata dei congedi per le mamme lavoratrici, ma solo la Slovacchia, tra questi, ha incentivato in maniera sensibile anche i congedi per i padri. La grandissima sproporzione tra congedi parentali destinati alle donne rispetto a quelli destinati agli uomini rimane uno dei punti di maggior sofferenza dell’indice, ed anche una delle criticità più acute nel rapporto tra donna e lavoro.

Foto di Pexels

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