Obbligazioni ESG, un 2022 col freno a mano tirato

Dopo le formidabili cavalcate degli anni scorsi, il mercato delle obbligazioni ESG sembra aver perso un po’ di smalto e questa potrebbe non essere del tutto una cattiva notizia.

Stando ai dati elaborati da Bloomberg Intelligence, nel 2021 il valore complessivo delle emissioni di obbligazioni ESG (dai green bond agli SBL) è stato pari a 1, 092 trilioni di dollari, quasi il doppio dell’anno precedente. Il 2022, però, sembra andare in archvio senza ritoccare quel record ed anzi lanciando segnali di rallentamento. Le emissioni per l’anno che sta finendo arriveranno – sempre dai dati BI – attorno agli 870 miliardi di dollari, il 15% in meno del 2021.

A complicare la vita alle obbligazioni ESG sono stati molti fattori, ed il 2023, a questo punto, potrebbe continuare un trend di rallentamento e di stabilizzazione del mercato, con l’Europa ancora a fare da capofila e l’Asia a ritagliarsi una sua posizione nello scacchiere globale. In definitiva una notizia non del tutto negativa, ma che comunque va tenuta in considerazione.

Ma quali sono i fattori che hanno frenato le emissioni di obbligazioni sostenibili nell’ultimo anno? Di certo non possiamo non partire dalle condizioni finanziarie completamente mutate rispetto agli anni precedenti. Il rialzo dei tassi di interesse ha comportato una minor attrattività dello strumento obbligazionario, sia per l’emittente che ha visto aumentare gli oneri del debito, sia per i compratori travolti da un asset che nel 2022 ha corretto i propri prezzi in maniera considerevole.

Su green bond e simili pesano però anche due ulteriori fattori: l’occhio sempre più vigile degli investitori sul fenomeno del greenwashing e la volontà da parte del legislatore di controllare un po’ più da vicino il mondo delle obbligazioni sostenibili, se non addirittura di affossarlo. Anne van Riel, di BNP Paribas, raccontava all’agenzia Bloomberg di come si siano allungati i tempi per strutturare un prestito obbligazionario ESG: dalle poche settimane del 2020 ai mesi necessari ora. Un segnale che le cose si sono fatte più complicate.

Come dicevamo all’inizio, questo rallentamento non va visto in modo del tutto negativo. Eliminare un po’ di euforia, o di bolla, attorno all’investimento ESG non può che far bene, favorendo il finanziamento di progetti seri e salvaguardando la credibilità di un pilastro fondamentale – ossia l’investimento dei privati – per raggiungere quegli obiettivi di crescita sostenibile in grado di dare un futuro al nostro pianeta.

Come al solito terremo gli occhi aperti sugli argomenti green anche nel 2023. Questo è l’ultimo post per quest’anno e chi vi scrive si sente in dovere di ringraziarvi per l’attenzione che dimostrate per questo blog. Grazie di cuore e buone feste!

Foto di PowerLee