Abitudini di consumo, la chiave per vincere la sfida climatica

La sostenibilità ambientale dell’economia mondiale non dipende solo dalle scelte della politica in termini di transizione energetica. Le abitudini di consumo giocano un ruolo fondamentale, e lo dimostrano gli ultimi dati del World Inequality Lab.

Le tragiche vicende di questi ultimi giorni non fanno altro che confermare la pressante esigenza di affrontare con serietà e concretezza la questione del cambiamento climatico. Ma per affrontarla in maniera seria occorre subito sgomberare il campo da un possibile e clamorosamente pericoloso equivoco. La sostenibiltà dell’economia nei decenni futuri non dipende solo dalla transizione energetica, ma da un deciso cambio delle abitudini di consumo della popolazione mondiale. Detto in maniera molto semplice: non è cambiando un miliardo di auto a combustibile fossile con un miliardo di auto elettriche che si risolverà il problema. Cambiare le abitudini di consumo (consumare meno, riutilizzare e risparmiare risorse) non lo si può fare per legge. Certo, si possono mettere paletti e regolamentazioni, ma il cambiamento deve necessariamente partire dall’educazione. Ed il buon esempio, come al solito, dovrebbe partire dall’alto.

Per questo motivo sembrano molto interessanti i dati raccolti nell’edizione 2022 del World Inequality Report. Prendendo in considerazione gli stili di consumo (dalla dieta all’utilizzo di mezzi di trasporto), gli analisti del World Inequality Lab hanno individuato una platea di “grandi inquinatori” pari al 10% della popolazione mondiale. 770 milioni di persone che, stando ai dati Oxfam, sono sostanzialmente sovrapponibili con il decile di popolazione più ricca del mondo. In altri termini le emissioni crescono al crescere della ricchezza; e la catena di trasmissione sono le abitudini di consumo. Sempre dai dati riportati in un bell’articolo di Bloomberg Green, l’1% della popolazione mondiale, i super ricchi per dirla semplice, emettono una quantità di gas serra che è 70 volta quella emessa dal 50% di popolazione che rientra nelle fasce di reddito più basse.

Lo stile di vita c’entra, e molto. L’articolo citato riporta ad esempio i dati relativi al trasporto aereo privato. Nel 2019 un decimo dei voli partiti dagli aeroporti francesi era privato. Un volo di 4 ore di un jet privato emette in media lo stesso quantitativo di gas serra che un cittadino europeo produce in un anno. Così, tanto per fare un esempio.

Non si tratta, ovviamente, di banalizzare “scagliandosi” contro i ricchi, ma l’esempio è clamoroso e mostra in tutta la sua pressante esigenza la necessità di investire nel cambio delle abitudini di consumo, ognuno per la propria quota di responsabilità. E se è vero che il 50% di popolazione mondiale con i livelli di reddito più bassi è già in linea con l’obiettivo emissioni zero entro il 2050 (ed in buona parte non certo per scelta), allora qualche sforzo in più va richiesto a chi, con ogni diritto ed in larghissima parte meritatamente, vive una vita più agiata.

Foto di JayJayV

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