Il vicolo cieco della guerra in Ucraina

A Davos gli operatori economici ascoltano la politica e si scoprono spettatori di una guerra, quella in Ucraina, che sembra assomigliare sempre di più ad un vicolo cieco.

La quiete della conca alpina nella quale sorge Davos stride fortemente con quanto accade a poche centinaia di chilometri di distanza. Persino gli eventi organizzati nei resort a 5 stelle, in tempi di inflazione a quasi doppia cifra, hanno fatto storcere il naso a più di qualche commentatore e convinto molti (sussurrano i ben informati) a non farsi vedere in presenza. Insomma il meeting WEF di Davos, chiusosi settimana scorsa, non ha entusiasmato e, cosa ancor peggiore, non ha lasciato una qualche minima traccia di risposta ai grandi problemi che erano sul tavolo: inflazione, tensioni geopolitiche e crisi alimentare.

Un’inconsistenza incolpevole, vista l’impossibilità da parte degli operatori economici di influire sugli eventi che stanno scuotendo le fondamenta dell’economia mondiale. Si, perchè se i problemi economici che il conflitto nel cuore dell’Europa sta alimentando riguardano tutti, imprese e famiglie, gli unici a poter fare qualcosa per risolvere la questione sono i governi. In un quadro del genere ai partecipanti al WEF non è rimasto che ascoltare la pattuglia di leader politici intervenuti e rimirare pensierosi il panorama, con la sempre più convinta impressione che questa guerra in Ucraina abbia tutte le sembianze di un vicolo cieco.

Dopo oltre due mesi di combattimenti e la distruzione di migliaia di vite, ancora non abbiamo chiaro quale possa essere il punto di caduta, quella situazione che permetterà finalmente di far cessare il fuoco. Non lo sa Kiev che subita l’invasione, se le cose andranno per le lunghe, rischia di vedere la nutrita pattuglia di “amici” assottigliarsi di fronte al crescere delle grane economiche del conflitto. E non sembra saperlo esattamente nemmeno la Russia, che scatenato l’incendio si avvia a subire un contraccolpo economico notevole (e di lungo periodo) per il dispiegarsi degli effetti delle sanzioni internazionali; e prova a “giocarsi” la carta inflazione (sul fronte energia ma non solo) per aprire qualche crepa nel fronte occidentale fino ad ora dimostratosi compatto.

In tutto questo giro di pensieri, il nostro partecipante al meeting di Davos ha continuato ad ascoltare. E quell’immagine del vicolo cieco si è fatta sempre più concreta. Una viuzza stretta tra due muri: il sacrosanto diritto alla difesa dell’integrità territoriale di un paese e la necessità avvertita dalle imprese di sedersi ad un tavolo per risolvere i nodi più spinosi ed evitare il possibile arrivo di una recessione globale. Lawrence Freedman, professore al King’s College di Londra, ha ricordato che si sta entrando in una fase delicata e lunga del conflitto. E l’aggettivo lunga pare essere la chiave per spiegare il grande timore che pesa sugli operatori economici: che la conclusione di questa tragedia arrivi solo per sfinimento delle parti, dove le parti non sono soltanto Russia ed Ucraina, ma il mondo intero.

Foto di Pexels

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