Politica fiscale espansiva e pandemia. Primi studi sulla sua efficacia

L’enorme intervento di politica fiscale espansiva adottato dai governi per fronteggiare la crisi scatenata dalla pandemia ha funzionato ed ora i primi studi provano a quantificarne i benefici.

Mentre tutto fa pensare e sperare che la lunga crisi sanitaria scatenata dalla pandemia di Sars-Cov2 possa finalmente aver raggiunto l’ultimo miglio, diventa estremamente utile guardarsi indietro per capire quali strumenti della politica fiscale espansiva abbiano funzionato e quali no. Un modo per stilare una sorta di manuale di istruzioni utile per affrontare, che Dio non voglia, altri shock di questo tipo in futuro.

Assieme a quella monetaria, infatti, la politica fiscale ha svolto un ruolo rilevante nella gestione della crisi pandemica, dai momenti più bui del lockdown fino alle fasi di riapertura. Una selva di provvedimenti, presi o solo annunciati, sui quali ha provato a fare qualche riflessione un recente discussion paper del CEPR a cura di Deb, P, D Furceri, J D Ostry, N Tawk, e N Yang.

Analizzando la situazione di 52 paesi tra economie avanzate, emergenti ed in via di sviluppo, gli autori dello studio hanno cercato di quantificare l’impatto delle misure di politica fiscale sull’economia e sui mercati finanziari. I risultati mostrano l’efficacia degli strumenti messi in campo, ma ci permettono anche di apprezzare il differente impatto sui singoli paesi e nelle varie fasi della pandemia.

I numeri sono significativi. Mediamente l’annuncio di un provvedimento fiscale espansivo è correlato positivamente con l’apprezzamento del mercato azionario domestico e della valuta locale rispetto al dollaro. A livello macroeconomico, Deb e colleghi ci dicono che una manovra fiscale espansiva da 1 punto percentuale di PIL ha, sempre in media, portato ad un aumento dello 0.25% della produzione industriale, aumentato la fiducia di imprese e consumatori, ridotto i tassi di disoccupazione.

Come detto l’efficacia dei vari interventi fiscali si è dimostrata strettamente collegata alle caratteristiche dell’economia alla quale questi sono stati applicati. La prima conclusione del paper è forse anche la più intuitiva: maggiori margini di manovra hanno portato a maggiori benefici. Così gli interventi di politica fiscale hanno avuto effetti migliori nelle economie avanzate rispetto a quelle emergenti. E la “medicina” ha portato maggiori benefici tra i paesi con un basso livello di indebitamento pubblico.

Inoltre, l’analisi degli indicatori istantanei dell’andamento dell’economia ha consentito ai ricercatori di individuare relazioni forti tra fase della pandemia e strumenti fiscali utilizzati. Come gli interventi di supporto del reddito di famiglie ed imprese nelle fasi più critiche, o le misure di stimolo alla domanda nelle fasi di riapertura.

Resta sullo sfondo la domanda: ma quali sono stati gli effetti collaterali di tutto questo massiccio intervento pubblico? Qualcuno risponderà prontamente con la parolina magica del momento: inflazione. Il caso statunitense a questo sembra fa pensare, ma sull’argomento occorrerà tornare tra qualche tempo.

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