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Migliorare i dati sulle emissioni per evitare il greenwashing

Per scegliere servono le giuste informazioni. Questo vale in tutti i campi, ma diventa ancora più importante nell’investimento ESG se si vuole evitare che la scarsità di dati favorisca il greenwashing.

Green Data or Greenwashing? Do Corporate Carbon Emissions Data Enable Investors to Mitigate Climate Change? Questo è il titolo significativo dello studio (lo trovate qui) che ha dato lo spunto per questo post. Gli autori – Vitali Kalesnik, Marco Wilkens e Jonas Zink – hanno provato a fare un giro d’orizzonte sulle società che dichiarano i dati relativi alle proprie emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Perchè sono importanti questi dati? Perchè sono la base di partenza per permettere ad un investitore di impegnare i propri risparmi sulle società che saranno capaci di adattarsi ai nuovi scenari, perseguendo obiettivi di sostenibilità ambientale. Sapere quante sono le attuali emissioni, quali i progetti per ridurle e poter confrontare questi dati con le altre società presenti nell’industria, sono condizioni fondamentali per evitare che un investimento green si trasformi in uno spreco di capitale e che alcune società continuino a praticare un “ambientalismo di facciata”, un greenwashing come dicono gli inglesi.

Cosa ci dice lo studio di Kalesnik, Wilkens e Zink? Analizzando 4 database di enti terzi, contenenti i dati relativi alle emissioni delle varie industrie, risulta che solo la metà delle società presenti in queste liste ha comunicato i dati di propria iniziativa, molte informazioni si basano su stime o proiezioni. In più, non esistono standard uguali per tutti e questo vuol dire che spesso i dati non sono comparabili tra loro. Questo significa che fare proiezioni sul futuro partendo da dati così scarsi può portare ad errori di valutazione notevoli, lasciando ampi spazi al fenomeno del greenwashing.

Tra i vari test condotti sui database, per esempio, lo studio ha preso in considerazione le proiezioni fatte nel 2012 sulle emissioni a quattro anni, confrontandole poi con i dati effettivi comunicati dalle società nel 2016. Il risultato è una scarsissima correlazione tra proiezioni ed andamento delle emissioni. In altri termini, un investimento basato su quei dati avrebbe solo marginalmente contribuito alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Il problema rimane sempre lo stesso: non perdere la fiducia degli investitori. Da questo discende la necessità di rendere obbligatorio il rilascio da parte delle società dei dati sulle proprie emissioni, di certificare questi dati con standard omogenei e di costruire un database finalmente aggiornato ed accessibile agli investitori. L’apporto di capitali è fondamentale per far si che la transizione energetica continui ed acceleri nei prossimi anni, mettere a disposizione degli investitori dati certi e confrontabili è fondamentale per non far svanire interesse e perdere credibilità.

Foto di Jae Rue

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