Eurozona, fiducia a dura prova. USA, manifattura NY sopra attese

Al centro della giornata macro c’è l’Eurozona e la fiducia degli investitori messa a dura prova da una congiuntura che rimane incerta. Intanto negli USA il New York Empire State Manufacturing Index tocca il massimo a 9 mesi.

Eurozona, fiducia a dura prova. Le preoccupazioni legate al coronavirus ed una congiuntura economica ancora zoppicante minano la fiducia degli investitori dell’eurozona. L’indice Zew di febbraio riassume nei numeri questa situazione di incertezza. A febbraio scende a 10.4, 15 punti abbondanti in meno rispetto alla precedente rilevazione. Nel particolare il 53% degli analisti intervistati ritiene che non vi saranno sostanziali cambiamenti per il mese in corso. Il 28% si attende un miglioramento, mentre il 18% si dichiara pessimista, prevedendo un peggioramento della congiuntura. Scende anche l’indicatore che misura la percezione della condizione economica attuale, a -10.3. Anche le aspettative sull’inflazione segnano il passo, scendendo a 4.7 (da 13.7).

Zew Germania, esportatori sfiduciati. E’ un vero e proprio crollo quello della fiducia degli investitori tedeschi. Lo ZEW scende da 26.7 a 8.7, con la percezione della condizione attuale che peggiora (da -9.5 a -15.7). Achim Wambach, presidente di ZEW, sottolinea come la fiducia nelle industrie orientate all’export è drammaticamente calata, con l’avvento dell’epidemia covid-19 a deprimere un tessuto imprenditoriale già pesantemente colpito nel 2019. Dopo le parole della BundesBank di ieri, un altro brutto segnale arriva dalla locomotiva d’Europa, oramai chiaramente impiantata.

UK, mercato del lavoro tiene ma segnali di debolezza. Negli ultimi 3 mesi del 2019 l’occupazione inglese è salita di 180mila unità, meglio di quanto atteso dagli analisti. Il tasso di disoccupazione si mantiene ai minimi dal 1975, a quota 3.8%. A gennaio però aumentano le richieste di sussidio di disoccupazione (+5.5mila) anche se molto meno di quanto si attendeva il mercato. Rallenta la crescita dei salari, l’indice comprensivo di bonus segna a gennaio un +2.8% annualizzato, il ritmo più basso da inzio 2018. Aumenta anche la produttività del lavoro (intesa come output prodotto per ora), nell’ultimo trimestre del 2019 ha segnato un +0.3%. Su base annua il dato rimane invariato.

Svezia, ancora in aumento la disoccupazione. Gli analisti invitano alla prudenza ma il dato è sicuramente degno di nota. La disoccupazione svedese aumenta ancora. Il tasso non destagionalizzato arriva al 7.5%, massimo a 10 mesi, quello destagionalizzato va al 7.1%, dal 6.6% precedente, il tendenziale rimane al 7%. Un trend rialzista che potrebbe spingere all’azione la banca centrale svedese. Cruciale sarà la prossima lettura dell’inflazione (attesa per domani). Nel frattempo la corona si indebolisce sull’euro.

Settore auto, male immatricolazioni nell’Unione Europea. Brusco stop a gennaio per le immatricolazioni nell’Unione (compreso lo UK). -7.4% il dato rispetto al mese di dicembre, primo segno meno dopo cinque mesi di aumento. Particolarmente pesante la caduta in Germania (-13.1% su base mensile) e Francia (-36% su base mensile). Alla base della contrazione un generale anticipo delle immatricolazioni a dicembre 2019, vista la riduzione degli incentivi e l’arrivo di nuove normative. Il 2020 sarà un anno tribolato per il settore auto in Europa, con l’ACEA che stimava in gennaio una contrazione del settore del 2%.

USA, Empire State Index migliora sopra attese. L’economia americana tiene botta. Anche di fronte alle nuove complicazioni internazionali la fiducia sembra non venir meno. Il New York Empire State Manufacturing Index sale a gennaio a quota 12.9, miglior lettura dalla primavera del 2019 e quarta consecutiva in progresso. Migliorano sensibilmente la componente legata ai nuovi ordini e alle spedizioni. Poco variate occupazione e prezzi. Ottimismo sui prossimi sei mesi, anche se meno marcato che in precedenza. Invariato invece il dato sugli investimenti.

Foto di Free-Photos

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