Europa e Stati Uniti, due economie divergenti. Da un lato una crescita che pare già aver raggiunto il suo massimo, dall’altra un’espansione tra le più lunghe della storia americana.
Il tema potrebbe diventare centrale nei prossimi mesi, anche perchè è in questo scenario che si svolgeranno le trattative sui dazi, più complicate dopo lo strappo al G7. Un riassunto sommario di alcuni dati macro e finanziari rende bene l’idea del divario fra le due aree economiche.
Crescita. Ombre di rallentamento più decise in Europa.
In termini reali il PIL statunitense dovrebbe crescere al 2,9% nel 2018 ed al 2.7% nel 2019. L’Europa dovrebbe segnare un +2.4% nel 2018 ed un +2.1% nel 2019. A maggio la spesa per i consumi negli USA è cresciuta dello 0,8 per cento, il balzo più significativo negli ultimi sei mesi. Sempre a maggio dalla Germania sono arrivati dati negativi sugli ordinativi industriali, complici le basse richieste interne e dalla zona UE.
Politiche monetarie. Le Fed verso i quattro rialzi
Mentre la BCE conferma la fine del quantitative easing ma conferma la propria politica accomodante, almeno per tutto il 2019, la FED procede con la stretta monetaria. Il rialzo di giugno ha aperto la strada all’ipotesi che la banca centrale possa procedere con due ulteriori interventi entro la fine dell’anno. Il periodo delle politiche monetarie concordi sembra decisamente un ricordo.
Il boom del mercato del lavoro USA
Il grafico mostra l’andamento del mercato del lavoro statunitense, il tasso di disoccupazione attuale è del 3,8%. Per trovare valori più bassi occorre tornare alla fine degli anni 60 o, ancora più indietro, nell’immediato dopoguerra. Il tasso di disoccupazione femminile è al 3.7%, quello maschile al 4,2% (dati di aprile 2018). Il KC Fed Labor Market Conditions Index, un indicatore sintetico della salute del mercato del lavoro statunitense, segna livelli mai raggiunti dall’inizio dei rilevamenti (1992).
La disoccupazione europea si attesta attorno al 7% con notevoli variazioni da paese a paese. Il tasso di occupazione maschile risulta più elevato di quello femminile, una forbice che negli anni si va riducendo.
Euro in calo
La divergenza tra le due economie e l’incertezza degli investitori si sta riflettendo anche sul cambio Euro/Dollaro. Dai valori di inizio gennaio (1,24) l’Euro si è deprezzato del 6%, arrivando a quota 1.16.