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Dalle banche centrali focus sui tassi di interesse

Nell’attesa delle parole che pronuncerà Jay Powell davanti al Congresso degli Stati Uniti, la giornata di ieri ha visto interessanti interventi al di qua e al di là dell’Oceano. Focus sui tassi di interesse.

Cosa dirà Powell oggi al Congresso? Non è difficile prevedere che il suo intervento sarà il più possibile market-friendly. L’economia avanza, l’occupazione corre ed i salari iniziano ad aumentare. Il nodo cruciale sarà capire se l’inflazione, per anni tanto sperata, è oppure no in rampa di lancio.

I mercati sembrano, a poche ore dal discorso, decisamente tranquilli. A Wall Street gli indici hanno chiuso ieri sera con un ampio rialzo ed il T-Bond a 10 anni se ne è rimasto ben alla larga dall’asticella del 3%.

Alla situazione potrebbero aver contribuito le dichiarazioni, rilasciate ieri, dal presidente della Fed di Saint Luis, Bullard, il quale ha spiegato come la sua principale preoccupazione riguardi i suoi colleghi, invitandoli a non farsi prendere dalla frenesia di aumentare i tassi di interesse. Meglio tenere sotto controllo la curva dei rendimenti che, nel caso di una stretta troppo violenta, potrebbe perdere inclinazione. Sull’inflazione, mandata in soffitta la curva di Philips, Bullard suggerisce di non concentrarsi troppo sugli scostamenti mensili. Meglio valutare il tutto su un orizzonte temporale più consono. Attualmente il livello è attorno all’1,8%, sotto il target del 2% ed a livelli più bassi rispetto al 2012.

A questo punto i dati sull’inflazione di febbraio diventeranno davvero molto importanti per capire se, a marzo, avremo un nuovo aumento del tasso di interesse di riferimento o se, ipotesi non del tutto remota, la Fed deciderà di prendersi ancora un mese per riflettere.

L’equilibrio è davvero sottile. Se da una lato la conferma dei tre rialzi farebbe esultare i mercati, dall’altro un tentennamento eccessivo nelle tempistiche di rialzo potrebbe instillare negli investitori il dubbio che l’economia non sia più così in salute come previsto.

Altri sembrano essere i pensieri di Mario Draghi che, in audizione al parlamento europeo, ha spiegato come il cammino dell’inflazione nell’eurozona rimanga lungo. Tutto rinviato a dopo l’estate, salvo sorprese.

 

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