Il Beige Book della Federal Reserve pubblicato ieri disegna un quadro dell’economia americana piuttosto sfumato, dove le luci e le ombre si alternano senza una direzione chiara.
Secondo il rapporto, l’attività economica complessiva è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al periodo precedente nella maggior parte dei dodici distretti, anche se due distretti hanno registrato un modesto calo e uno una crescita contenuta. È il ritratto di un’economia che sta tirando il fiato, priva di slancio ma non ancora in fase di contrazione.
Uno degli aspetti più interessanti riguarda i consumi. Le famiglie americane stanno facendo più attenzione alla spesa, con un calo generalizzato degli acquisti al dettaglio, mentre paradossalmente la fascia alta del mercato tiene bene. Alcuni rivenditori hanno anche segnalato l’impatto negativo dello shutdown governativo sulle decisioni di acquisto dei consumatori, mentre i concessionari auto hanno notato un crollo nelle vendite di veicoli elettrici dopo la scadenza del credito d’imposta federale. Insomma, la spesa delle famiglie americane sta rallentando, e questo è un segnale che i banchieri centrali non possono ignorare.
Sul fronte del lavoro, il quadro si complica ulteriormente. L’occupazione è diminuita leggermente nel periodo, con circa metà dei distretti che hanno rilevato una domanda di lavoro più debole. Però, e qui sta la particolarità della situazione attuale, le aziende stanno evitando i licenziamenti veri e propri, preferendo blocchi alle assunzioni e turnover naturale. Diverse imprese hanno addirittura adeguato l’orario di lavoro piuttosto che ridurre il personale. I salari continuano a crescere a un ritmo modesto, anche se alcuni settori come il manifatturiero e la sanità sperimentano pressioni più forti a causa della scarsità di manodopera qualificata.
Per quanto riguarda i prezzi, il Beige Book conferma che le pressioni inflazionistiche persistono, principalmente a causa dei dazi. I costi degli input sono aumentati in modo diffuso nel settore manifatturiero e retail, e molte aziende si trovano in difficoltà nel trasferire questi aumenti ai clienti finali. Ci sono stati diversi report di compressione dei margini e di aziende sotto stress finanziario proprio per l’impatto delle tariffe. Questo è un elemento cruciale perché mostra come le politiche commerciali stiano pesando sull’economia reale.
Ma cosa significano i dati del Beige Book per la riunione della Fed di dicembre? Al momento il mercato è in una fase di grande incertezza. Le probabilità di un taglio dei tassi sono oscillate violentemente nelle ultime settimane, passando dal novantacinque percento di tre settimane fa all’ottantacinque percento attuale, dopo essere crollate temporaneamente fino al trenta percento. Questo nervosismo è spiegabile: da un lato ci sono segnali di rallentamento economico che spingerebbero per un allentamento monetario, dall’altro l’inflazione che fatica a scendere verso l’obiettivo del due percento.
Il Beige Book aggiunge elementi a entrambi i piatti della bilancia. La debolezza dei consumi e del mercato del lavoro suggerisce che l’economia potrebbe aver bisogno di sostegno, ma le pressioni sui prezzi ancora presenti e la resilienza di alcuni settori potrebbero suggerire cautela. Inoltre, lo shutdown governativo ha creato un blackout informativo che complica ulteriormente le decisioni, rendendo più difficile per i membri del FOMC avere un quadro chiaro della situazione.
Jerome Powell e colleghi si trovano quindi davanti a una scelta delicata. Un taglio a dicembre non è scontato, come lo stesso presidente della Fed ha sottolineato dopo l’ultima riunione, quando ha colto tutti di sorpresa raffreddando le aspettative. Le divisioni all’interno del comitato sono evidenti: mentre alcuni membri, come John Williams della Fed di New York, hanno recentemente aperto alla possibilità di un aggiustamento nel breve termine, altri preferirebbero mantenere i tassi fermi fino a quando non ci saranno prove più chiare di un raffreddamento dell’inflazione.
Foto Federal Reserve





