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Global Economic Prospects 2025: economia mondiale rallenta e rischia di incagliarsi

Il Global Economic Prospects 2025 della World Bank ci restituisce un mondo economico in cerca di stabilità e direzione. Se le stime saranno confermate, la crescita media del periodo 2020-2027 sarà la più bassa dagli anni 60 del secolo scorso.

La World Bank ha pubblicato il suo rapporto Global Economic Prospects 2025 e il messaggio è chiaro: l’economia mondiale rallenta; e le prospettive per i prossimi anni restano deboli. Secondo le stime, nel 2025 la crescita globale si fermerà al 2,3%, uno dei livelli più bassi dal 2008, esclusi gli anni di recessione globale. Peggio ancora, il rallentamento riguarda quasi tutte le aree geografiche, in particolare quelle più legate al commercio internazionale.

Se verranno confermate le stime fino al 2027, sottolinea il report, la crescita media 2020-2027 si fermerà al 2,5% annua. Per trovare un dato così basso occorre tornare agli anni sessanta del secolo scorso.

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Il rapporto evidenzia come il contesto economico sia stato appesantito da una serie di fattori: barriere commerciali in aumento, incertezza politica persistente, tensioni geopolitiche e eventi climatici estremi sempre più frequenti. Tutti elementi che si combinano per minacciare la crescita e la stabilità, soprattutto nei Paesi emergenti e in via di sviluppo (EMDEs).

Uno dei dati più preoccupanti riguarda i flussi di investimenti diretti esteri, che nei Paesi in via di sviluppo sono scesi a meno della metà rispetto ai livelli di picco del 2008, e non si prevede un’inversione di tendenza. Questo colpisce duramente le possibilità di creare occupazione, ridurre la povertà e colmare i divari di reddito con le economie avanzate.

Il quadro peggiora ulteriormente se si considera che, in quasi tutte le regioni, le previsioni per il 2025 sono state riviste al ribasso rispetto alle stime di inizio anno. L’Asia Orientale e l’Europa dell’Est, due aree fortemente esposte al commercio globale, saranno tra le più colpite. L’America Latina e i Caraibi, invece, faranno registrare la crescita più debole tra tutte le regioni EMDE, penalizzate da ostacoli commerciali e fragilità strutturali persistenti.

Ma non si tratta di un destino già scritto. Come sottolinea la World Bank, molto dipenderà dall’evoluzione delle politiche commerciali e dalla capacità delle economie più grandi di raggiungere accordi duraturi per ridurre le tensioni. In uno scenario più favorevole, il miglioramento della cooperazione internazionale potrebbe riaprire spazi di crescita e stabilità.

Intanto, i Paesi emergenti e in via di sviluppo devono agire su più fronti: contenere l’inflazione, rafforzare le finanze pubbliche attraverso una maggiore mobilitazione delle entrate e rivedere le priorità di spesa. Ma soprattutto, le riforme strutturali restano fondamentali: servono istituzioni più solide, migliori condizioni per gli investimenti privati, mercati del lavoro più efficienti e investimenti mirati nel capitale umano.

Infine, per i Paesi fragili e in conflitto, il rapporto chiede un approccio differenziato e un sostegno multilaterale ben coordinato: senza interventi mirati, i divari si amplieranno ancora di più.

Il messaggio del Global Economic Prospects 2025 è chiaro. Se la politica internazionale continuerà a essere dominata da frammentazione e incertezza, il rischio non è solo una crescita debole, ma una stagnazione globale che potrebbe durare anni.

Foto di Mirko Fabian

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