Secondo un recente studio del Lawrence Berkeley National Laboratory, il settore dell’energia negli Stati Uniti ha fatto enormi progressi sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti. A questi ritmi, l’obiettivo di emissioni zero per il 2050 non è impossibile per gli USA.
Nel lontano 2005 le proiezioni dell’EIA, nello scenario “business as usual”, indicavano per il 2020 in 3.000 milioni di tonnellate di CO2 le emissioni derivanti dalla produzione di energia negli Stati Uniti. Ryan H Wiser ed i suoi colleghi del Lawrence Berkeley National Laboratory sono andati a confrontare queste proiezioni con i dati effettivi. Il risultato è quasi soprendente. Nel 2020, infatti, l’intero settore della produzione energetica USA ha riversato nel’atmosfera 1.450 milioni di tonnellate di C02, meno della metà di quanto previsto.
Se ci basassimo su questi dati ed ipotizzando che questo ritmo continui nel tempo, sostiene Wiser, allora il settore energia riuscirebbe a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nel giro di 15 anni. I tanti condizionali inducono alla prudenza. Di certo, però, l’obiettivo che l’amministrazione Biden si è prefissata – emissioni zero per la produzione di energia entro il 2035 – sembra essere sulla buona strada.
Per capire se e quanto sia credibile lo scenario appena descritto occorre analizzare il perchè le emissioni di CO2 sono calate così tanto negli ultimi 15 anni. Wiser nel suo studio indica diversi fattori. Innanzitutto c’è stato un sensibile calo della domanda di energia elettrica, un -29% che – in parte – è collegato all’adozione di tecnologie meno esose in termini energetici (come i led ad esempio). In secondo luogo, dal 2005 ad oggi, è cresciuto in maniera impetuosa l’utilizzo delle energie rinnovabili: ben il 79% in più di quanto stimato 15 anni fa dall’EIA. Allo stesso modo è cresciuto molto più del previsto il ricorso all’energia nucleare (+20%) ed al gas naturale (addirittura un +116% rispetto alle stime 2005). Nello stesso periodo il consumo di petrolio ed al carbone si è ridotto del 70% rispetto alle stime. Un contributo, infine, sembra averlo dato anche la pandemina che, attraverso i lockdown e le restrizioni ai movimenti di cose e persone, ha ridotto del 7% a livello globale le emissioni di CO2 nel 2020.
La riduzione delle emissioni ha comportato una notevole diminuzione anche dei danni ambientali e sulla salute dei cittadini americani. Lo studio del Lawrence Berkeley National Laboratory ci dice che i soli costi ambientali nel 2020 sono risultati meno della metà di quanto stimato nel 2005: 110 miliardi di dollari contro i 229 miliardi delle stime.
Cosa attenderci dai prossimi anni? Si riuscirà veramente a raggiungere l’obiettivo emissioni zero per il settore energia USA entro il 2035? Alcuni dei fattori alla base del trend sviluppatosi dal 2005 sono ancora operanti. In particolare il ricorso all’energia rinnovabile è destinato a crescere ulteriormente, anche sotto la spinta delle iniziative di politica fiscale e della finanza green. Ci sono però, avverte Wiser, dei colli di bottiglia, dai costi della decarbonizzazione a quali occorrà rispondere con fonti di energia a prezzi sostenibili, alla crescente capacità produttiva che le fonti rinnovabili dovranno garantire, fino alle infrastrutture di trasporto ed immagazzinamento dell’energia prodotta.
Foto di Jose Roberto Jr. Del Rosario