L’Europa e quella sfida della catena globale del valore

Uno studio del Think Tank Bruegel sottolinea come la partecipazione dell’Europa alla catena globale del valore stia pericolosamente diminuendo. Si tratta di una sfida che coinvolge l’educazione ed il mercato del lavoro.

Era tra le suggestioni che la prima ondata della pandemia di covid-19 aveva suscitato. Ma ora le prime mosse delle grandi aziende multinazionali ci dicono che l’ipotesi della deglobalizzazione, per il momento, non regge. I flussi di investimento formatisi in questi mesi parlano di una generale ristrutturazione delle grandi catene del valore globali, ma questo sta avvenendo attraverso processi di “diversificazione” dei paesi di produzione e non “riportando a casa” pezzi del processo di creazione di beni e servizi.

In altre parole le grandi aziende sembrano molto più orientate ad installare nuovi impianti in paesi come il Vietnam o le Filippine, piuttosto che fare armi e bagagli e lasciare il suolo cinese. Il risultato è che con la globalizzazione e le sue sfide ci sarà ancora da fare i conti. E li dovrà fare in particolar modo la cara vecchia Europa, specie in vista dell’agognato via libera al Next Generation EU.

Nelle ultime settimane abbiamo messo lì alcuni argomenti che potrebbero, anzi dovrebbero, rientrare nei progetti che verranno finanziati dal piano di ricostruzione post-pandemia. Abbiamo parlato della necessità di ridurre le disuguaglianze ed in particolare della difficile situazione del lavoro femminile in epoca di pandemia; ci siamo soffermati sulla digitalizzazione e sulla sostenibilità economica messe a fondamenta dei piani post pandemici di paesi come la Corea del Sud.

Oggi lo spunto viene da uno studio condotto dal think tank belga Bruegel. Alicia García-Herrero e David Martínez Turégano si sono concentrati sulla posizione dell’Europa all’interno delle grandi value chain globali. Nel loro ‘Europe is losing competitiveness in global value chains while China surges’ (Bruegel Blog, 26 November), analizzando i numeri del commercio internazionale dal 2014 al 2018, i due autori notano alcuni fatti: l’Europa è ad oggi il primo “contributore” alla catena del valore globale; la sua leadership si sta velocemente sgretolando sotto i colpi dell’avanzata cinese. Ma la cosa ancor più significativa, sottolineano García-Herrero e Martínez Turégano, è che questo fenomeno è quasi del tutto imputabile al mercato interno, quello tra i vari paesi europei, mentre la quota di partecipazione extra-europea è rimasta sostanzialmente stabile ma sempre più legata alla Cina.

Mentre gli esportatori europei hanno sempre più integrato nella loro catena di produzione beni intermedi provenienti dalla Cina, gli esportatori cinesi sono diventati sempre meno dipendenti dai beni intermedi provenienti dall’Europa. Un fenomeno questo che mette a rischio la posizione degli esportatori europei anche nei confronti di altre aree geografiche, a tutto vantaggio della Cina (capace di arrivare a spendere il 2% di PIL in ricerca e sviluppo e di detenere l’11% dei brevetti mondiali nel settore IT ed il 6% di quelli nell’AI)

Quello che García-Herrero e Martínez Turégano ci descrivono è un processo di perdita di competitività da parte dell’Europa all’interno della catena globale del valore, particolarmente evidente in settori quali il tessile e l’elettronica. Un processo che non è irreversibile, a patto che il vecchio continente ricominci a studiare. Ed il verbo non è scelto a caso. L’educazione e la formazione sono gli unici ingredienti capaci di dare all’Europa la speranza di non dover contare sempre meno nel flusso di valore mondiale.

In un piano di ricostruzione un ampio capitolo andrebbe dedicato ad una scuola capace al tempo stesso di trasmettere i grandi valori della cultura europea e di essere strettamente connessa ai temi dell’innovazione tecnologica; a programmi di formazione continua per i lavoratori, per renderli sempre più resilienti alle veloci trasformazioni del mercato del lavoro, dotandoli delle competenze necessarie per non esserne esclusi.

Foto di Kon Karampelas

Gli ultimi articoli di Ekonomia.it direttamente nella tua casella mail. Iscriviti qui sotto.
I dati trasmessi attraverso questo modulo sono trattati secondo la nostra privacy policy, in linea con la normativa vigente. Per nessun motivo verranno ceduti a terze parti o utilizzati per l'invio di messaggi di natura commerciale.