USA, tra beni durevoli e fiducia consumatori

La giornata macro è caratterizzata dai dati USA: beni durevoli e fiducia dei consumatori, con segnali discordanti. Nella K Briefing di oggi spazio anche per la BCE e le banche europee.

USA, beni durevoli core giù a dicembre. Il totale degli ordini di beni durevoli a dicembre sale del 2.4%. Escludendo la componente trasporti gli ordini di beni durevoli scendono a sorpresa dello 0.1% mensile. Escludendo la componente difesa ed aeronautica il declino raggiunge i 9 decimali rispetto al mese precedente. Il dato, al netto della sola componente difesa, scende del 2.5%. Il 2019 si è chiuso con un aumento degli ordinativi di beni durevoli dello 0.8%. Pochino. Gli investimenti sono stati i grandi assenti dell’anno scorso, complici le profonde incertezze sulla congiuntura globale e sulla difficile situazione del commercio internazionale.

Fiducia consumatori USA. A gennaio l’indice CB che misura la fiducia dei consumatori sale a 131,6 dal 128,2 di dicembre (dato peraltro rivisto al rialzo). Si tratta della lettura più alta da 5 mesi a questa parte. Salgono sia la componente aspettative, sia la fiducia sull’attuale condizione economica, spinte dal perdurante, ottimo stato del mercato del lavoro. Fiducia fa rima con consumi e visto che questi contano per gran parte del PIL americano, le prospettive del primo trimestre 2020 rimangono, al momento, solidamente positive. Un dato interessante: la percentuale degli intervistati che crede in un rialzo dei listini azionari nel corso dell’anno aumenta a 43,1%, si tratta del livello più alto dall’ottobre del 2018.

Manifattura USA. il Richmond Manufacturing Index sale a gennaio ai massimi dal 2018 con un progresso mensile che non si vedeva dal 2016. In particolare, la componente relativa ai nuovi ordini balza al massimo da 11 mesi a questa parte. Presto per fare proclami ma un altro importante segnale sul tentativo di recupero, sicuramente in atto, del settore manifatturiero americano.

BCE, 6 banche europee sotto la lente. Delle 109 banche controllate attraverso l’annuale Supervisory Review and Evaluation Process, 6 hanno evidenziato un livello di Cet1 inferiore a quello prefissato da Francoforte. Di queste, 4 sono riuscite a riequilibrare la situazione entro il 31 dicembre scorso e solo a 2 istituti è stato richiesto un adeguamento in tempi “ben definiti”. Nel complesso la situazione appare sotto controllo con le banche che procedono nel loro cammino di riduzione dei crediti deteriorati anche se, sottolinea la BCE, emergono preoccupazioni sul livello di controllo interno e sulla gestione amministrativa di alcuni istituti. Rimane acceso il dibattito sui tassi negativi, dal 2014 ad oggi le banche europee hanno versato 25 miliardi di euro alla banca centrale per mantenere depositata la liquidità in eccesso. Gli istituti (soprattutto tedeschi e francesi) lamentano che il perdurare di tale condizioni riduce fortemente la profittabilità, la BCE dall’altro lato ricorda che, senza una politica ultraespansiva, il PIL europeo avrebbe segnato una crescita di quasi 3 punti percentuali più bassa a fine 2018.

Svezia, bene vendite al dettaglio in dicembre. +0.5% su mese e +3.4% annuo. Questi i dati di dicembre delle vendite al dettaglio nel paese scandinavo. I prezzi alla produzione rimangono deboli, -0.5% su mese e +1.3% su base annua.

Foto di Free-Photos

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