Gli investimenti sostenibili continuano a crescere. Sono il futuro e le società lo hanno capito. Ma occorre vigilare perchè la sigla ESG (Environmental, Social and Governance) non diventi solo marketing.
Con l’espressione “Investimenti Sostenibili” vengono identificati tutti quegli investimenti in strumenti finanziari di emittenti che rispettano una serie di vincoli in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. I protocolli che raccolgono tali vincoli (SRI ed ESG) spaziano dal controllo delle emissioni di CO2 alla salvaguardia dei diritti umani; dalle pari opportunità al rispetto della legge e della deontologia professionale.
Secondo il Global Sustainable Investment Alliance (Gsia), ad oggi oltre 30 trilioni di dollari sono investiti in maniera sostenibile e l’Europa è in testa alla classifica. Negli USA i capitali riversati su strumenti ESG ha raggiunto (dati 2016) gli 8,3 trilioni di dollari. Nella sola piccola realtà italiana si è passati da poco più di 140 fondi SRI attivi nel 2008 agli oltre 880 censiti dall’osservatorio di EticaNews a settembre del 2018.
Un successo che si spiega in una sempre maggiore consapevolezza da parte degli investitori, specie i più giovani, sui temi della sostenibilità. Silvia Wegmann, responsabile delle strategie sostenibili della svizzera Julius Baer, conferma al Financial Times che, seppur presente da sempre nelle proposte ai clienti, la richiesta di investimento con criteri sostenibili è raddoppiata nel giro di un solo anno (2018). Una ricerca citata sempre dal Financial Times, ci consegna un dato sorprendente: oltre il 90% dei Wealth Managers dichiara di seguire criteri ESG, evitare investimenti in tabacco, pornografia ed armi. Segno che anche i grandi patrimoni virano con decisione sulla sostenibilità.
L’investimento sostenibile è una grande opportunità ma anche un bel business per l’industria del risparmio gestito. E non è un caso se, pochi giorni fa, l’ESMA – l’autorità che vigila sui mercati finanziari europei – ha lanciato un accorato appello: il boom della finanza sostenibile non diventi “una scusa per vendere prodotti della casa o più costosi, o causare movimentazioni del portafoglio clienti”. Per questo motivo è necessario che il processo di selezione e di gestione di un portafoglio ESG sia il più trasparente possibile; gli investitori, invece, sono chiamati ad un maggior controllo sui propri investimenti, verificando l’aderenza della strategia sostenibile ai propri valori. Fa specie che il più grande fondo ESG americano, con oltre 100 miliardi di dollari di patrimonio, si limiti ad evitare investimenti in società il cui business sia il tabacco o l’alcool. Questo è davvero un investimento sostenibile? Il rischio che l’ESG, da buona intenzione, si trasformi in marketing è dietro l’angolo.
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