Le tre dimensioni di un obiettivo d’investimento

Perchè si investe? La domanda pare semplice ma non lo è. Quali motivi ci spingono ad impegnare il nostro denaro? La risposta definisce l’obiettivo d’investimento. Un concetto fondamentale della pianificazione finanziaria che si può rappresentare nelle sue tre dimensioni: rischio, rendimento e tempo.

Tornando alla domanda iniziale, sul perchè dell’investire, si dovrebbe essere in grado di rispondere solo soddisfacendo quattro criteri fondamentali:

  • Comunicabilità: un obiettivo deve essere descrivibile in maniera tale da non essere soggettivamente interpretabile.
  • Precisione: un obiettivo deve essere quantificabile in maniera precisa.
  • Misurabilità: un obiettivo deve essere definito in maniera tale da individuare numericamente le aree di soddisfazione ed il grado di accettabilità del risultato.
  • Fattibilità: un obiettivo di investimento deve essere ragionevolmente realizzabile in base alle risorse ed alle opportunità di mercato presenti.

Il nostro obiettivo d’investimento, la risposta alla nostra fatidica domanda, deve quindi presentare un carattere quasi scientifico. Tale richiesta di precisione ha lo scopo di poter trasformare la descrizione in numeri e disegnare il nostro obiettivo su di un piano tridimensionale. Le tre dimensioni che rappresentano l’obiettivo sono il tempo, il rendimento ed il rischio.

Si tratta delle variabili fondamentali di ogni piano d’investimento, numeri che sintetizzano un obiettivo di investimento. Tempo e rischio sono variabili indipendenti mentre il rendimento è dipendente sia dal rischio che dal tempo.

Il tempo è la prima variabile da quantificare, si tratta di una variabile strategica la cui lunghezza influisce notevolmente sulla realizzabilità dell’obiettivo. Si può dire che il tempo è uno dei più grandi alleati dell’investitore e questo principalmente per un concetto di matematica finanziaria: il regime di interessi composti. Il reinvestimento degli interessi maturati sul capitale rappresenta un’arma importante nelle mani dell’investitore.

Il rischio, come abbiamo già avuto modo di vedere, si divide in due componenti: il rischio sistematico ed il rischio idiosincratico (o non sistematico). La prima componente rappresenta il rischio presente nel mercato ed è l’unica ad essere remunerata dal rendimento. Il rischio idiosincratico è la componente soggettiva del rischio, legata alla singola attività di investimento ed eliminabile attraverso la diversificazione. Aumenta la volatilità ma non porta alcun tipo di contributo al rendimento.

Il rendimento è sostanzialmente la differenza tra quanto investito e quanto realizzato. Meglio se trattato in termini reali (al netto dell’inflazione), il rendimento è strettamente legato al rischio ed al tempo. In particolare gli studi sulle serie storiche mostrano come il rendimento tende a crescere con il crescere di rischio ed orizzonte temporale, tende a decrescere con il crescere del rischio ed il decrescere dell’orizzonte temporale.

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