Previdenza integrativa. Ecco a cosa serve con un esempio pratico

Di previdenza integrativa si continua a parlare poco, nel nostro nuovo appuntamento parliamo di come funziona e cosa fa in concreto un piano previdenziale.

Abbiamo imparato che la previdenza integrativa è uno strumento attraverso il quale un lavoratore può – in parte o del tutto – colmare il gap tra l’ultimo reddito da lavoro prima del pensionamento ed il reddito derivante dall’assegno pensionistico. Se con il sistema previdenziale retributivo questo gap era spesso inferiore al 20%, con il sistema contributivo e soprattutto per i giovani, questa differenza diventerà sensibile, a volte anche oltre il 40%.

Ma come funziona e quale logica segue un piano previdenziale? Per spiegarlo a grandi linee ed in maniera semplice ricorriamo ad un esempio e ad una simulazione basata sulla legislazione pensionistica attualmente in vigore.

Facciamo il caso di Marco. Marco ha 26 anni e rientra in quella foltissima platea di lavoratori parasubordinati che abbiamo conosciuto attraverso le sigle dei contratti che spesso li tengono appesi al mondo del lavoro (co.co.co, co.co.pro…)

Supponiamo che a Marco, tenace e preparato, le cose vadano tutto sommato bene e che riesca a garantirsi per quest’anno un reddito di 15000 euro lordi. Facciamo scorrere il tempo e nel corso degli anni – con l’esperienza ed una accresciuta capacità lavorativa – Marco riesce a garantirsi un aumento medio del proprio reddito di circa il 2% ogni 12 mesi.

Marco lavora sodo e riesce nella sua flessibilissima vita lavorativa a mettere assieme 30 anni di contributi e 61 di età. E’ giunto il momento di godersi la pensione!

Per Marco questo momento riserverà una sgradita sorpresa.

A fronte di un ultimo reddito da lavoro di 29.999€, Marco percepirà una pensione annua lorda di 16709 euro, poco più della metà di quanto percepiva lavorando. Le cose miglioreranno leggermente se Marco avrà la forza e la pazienza di attendere altri 5 anni, in questo caso il suo assegno pensionistico arriverà a 24056 euro lordi (l’80% del proprio stipendio).

Cosa fare? Rassegnarsi a lavorare fino a 66 anni? Non necessariamente. Marco può colmare quel gap di circa 8000 euro annui creandosi un capitale da utilizzare dal momento della sua pensione per garantirsi quegli 8000 euro annui per 20 anni (o più, dipende dalla propensione al risparmio). Inoltre Marco può pensare ad una lunghissima vecchiaia da centenario completando il quadro con una polizza assicurativa caso vita che copra il gap dal momento in cui finirà la rendita costruita negli anni di lavoro.

Questo è, in super-sintesi, il procedimento logico da seguire per poter pianificare una vecchiaia tranquilla, almeno dal punto di vista finanziario. Vedremo in un altro appuntamento quali sono gli strumenti che si possono adottare per mettere in atto un piano previdenziale solido

Gli ultimi articoli di Ekonomia.it direttamente nella tua casella mail. Iscriviti qui sotto.
I dati trasmessi attraverso questo modulo sono trattati secondo la nostra privacy policy, in linea con la normativa vigente. Per nessun motivo verranno ceduti a terze parti o utilizzati per l'invio di messaggi di natura commerciale.