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Industria 4.0 Toh, chi si rivede, un piano industriale!

Presentato a Milano il piano Industria 4.0 che, nelle intenzioni del governo, dovrà consentire al sistema produttivo italiano di sfruttare le potenzialità della quarta rivoluzione industriale o dell’era post-industriale, come la chiama qualcuno.

I punti fondamentali di questa road map industriale sono la ricerca, gli investimenti e la produttività. Lo stato agisce come “agevolatore” nei confronti delle imprese mettendo sul piatto sgravi fiscali e garanzie sugli investimenti. Il ministro dello Sviluppo Economico ha fatto anche delle cifre: 10-13 miliardi di euro già nel 2017.  Nessun bando ma incentivi e sgravi fiscali con l’intento di far rimettere in circolo capitali privati. Il governo ipotizza che con questo pacchetto di stimoli si riesca ad aumentare lo stock di investimenti privati di circa 10 miliardi all’anno (da 80 a 90 nel 2017).

L’idea di base è buona. Anzi, il solo pensiero che, dopo anni di nulla, in Italia si ritorni a parlare di piano per lo sviluppo dell’industria fa quasi commuovere.

Dei 13 miliardi previsti per il 2017 ci sono 6,7 miliardi già stanziati per lo sviluppo della rete a banda larga nelle imprese ed 1,3 miliardi per incentivare la produttività agendo sui salari (i famosi premi di produzione). Altro punto di un certo rilievo è l’aumento della defiscalizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo con un meccanismo di credito d’imposta che sale dal 25% al 50% dell’investimento ed un massimale annuo per beneficiario che passa da 5 a 20 milioni di euro. Anche l’investimento in macchinari avrà un incentivo aumentato rispetto al passato, viene prorogato il cosiddetto super ammortamento al 140% ed introdotto un iperammortamento al 250% per impianti e strumenti tecnologici, di miglioramento energetico. Una particolare attenzione viene data al settore dell’agricoltura sia attraverso gli incentivi all’ammodernamento degli impianti sia attraverso un piano di internazionalizzazione delle imprese e di protezione del made in Italy.

Un capitolo riguarderà anche la scuola, le università ed i centri di ricerca.

Non neghiamo che, in questo particolare momento storico, si senta una certa affinità con San Tommaso e che quindi, per poter dire qualcosa di più sia bene attendere ancora una volta la legge di Stabilità nella quale questo provvedimento verrà incluso.

Le intenzioni, di cui non si dovrebbe mai celebrare il processo, sembrano andare nella giusta direzione con lo stato che agisce come leva per gli investimenti privati (e sappiamo bene quanta liquidità inespressa ci sia in non circolazione) ed indirizza lo sviluppo del tessuto produttivo del paese verso le nuove tecnologie ed i settori che maggiormente possono portare crescita nei prossimi decenni.

Continuità e coperture sono i soliti malanni italici che rischiano di minare le ambizioni di Industria 4.0 ed è per questo che, almeno in quest’ambito, si auspica che la politica sappia fare squadra trovando un ampio consenso su misure che, per essere efficaci, devono essere poste in atto con costanza. Ce la faremo?

 

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