Trappola della crescita debole. Il mondo “imprigionato” visto dall’OCSE

Il messaggio che arriva dall’OCSE è piuttosto cupo. Il mondo rischia di avvitarsi in una crisi di sistema, una decrescita infelice che rischia di far appiattire l’economia mondiale in una flebile ed estenuante difesa di piccoli orticelli sempre meno fertili. È la trappola della crescita debole.L’OCSE sottolinea come le attese di una crescita possente dopo anni di crisi rischino di diventare nevrosi e la delusione per dati sempre troppo bassi alimenti questo circuito vizioso. Una bassa crescita deprime i consumi ed aumenta la propensione al risparmio a scapito di investimenti e tutto questo non fa che peggiorare il quadro portando ad una crescita ancora più bassa.

La trappola della cresita debole di cui parla l’OCSE ha ripercussioni sia sul commercio internazionale sia sulle dinamiche demografiche.  Per difendere le proprie economie molti paesi ricorrono al protezionismo, secondo il Global Trade Alert nei primi otto mesi del 2016 sono state introdotte 350 misure restrittive tra tariffe e sussidi. I tassi di natalità dei paesi sviluppati diminuiscono e la stessa popolazione mondiale ha smesso di crescere.

In questi mesi si fa un gran parlare del surplus tedesco e di come questo sia “nemico” della crescita. In un paese che invecchia cresce la propensione al risparmio, l’incerta congiuntura scoraggia le imprese ad investire ed le sferzate speculative pronte a colpire nazioni con i conti sballati consigliano i governi a risparmiare. Più che di stimoli ci sarebbe bisogno di fiducia nel futuro, di una prospettiva nuova.

Le quantità industriali di liquidità iniettate nel sistema hanno certamente evitato la catasfrofe ma, a lungo andare, rischiano di essere peggiori della malattia che si erano prefigurate di curare. A lanciare un primo segnale di inversione è stata oggi la Banca centrale del Giappone. In un contesto ancora espansivo la BoJ cercherà di ridurre gli effetti depressivi sui tassi a breve concentrando gli acquisti su titoli a lungo periodo. Un tentativo di ridurre la pressione sulla redditività degli istituti bancari messi a dura prova dallo scenario dei tassi attuale.

 

 

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